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Siria, Adonis: Assad ha moralmente fallito e deve andarsene

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Di Iskandar al-Dik. Al-Hayat (27/02/2016). Traduzione e sintesi di Sofia Carola Sammartano.

Dal momento dell’annuncio della consegna del “Premio della Pace Erich Maria Remarque” al poeta Adonis nel settembre scorso fino alla festa tenutasi recentemente nella città di Osnabrück, non si sono placate le critiche e le proteste contro di lui. E non ci si aspetta che si plachino presto, se si considera che Adonis stesso ha risposto con forza ai suoi critici, accusandoli di invidia, gelosia e di non vedere realmente nell’analisi ciò che sta accadendo in Siria e altrove, e nemmeno il grande pericolo rappresentato dai fondamentalisti.

Osnabrück concede il premio dal 1991, una volta ogni due anni, di un valore finanziario fino a 25 mila euro, in ricordo dello scrittore Erich Maria Remarque, attivista tedesco a sostegno della pace, nato nel 1898. Nel suo discorso, dopo aver ricevuto il premio, Adonis ha imputato all’Europa la responsabilità della guerra in Siria, oltre che la colpa per “l’emigrazione di circa 14 milioni di bambini arabi privati di istruzione perché le loro scuole sono state distrutte”. Lo scrittore ha detto che i rifugiati hanno ricordato all’Europa la sua responsabilità storica ma anche attuale dei regimi autoritari nel mondo arabo. Adonis ha invitato gli intellettuali arabi a “cercare una via d’uscita dal conflitto”, sottolineando che la questione non è legata solo al cambiamento del sistema politico, ma anche alla costruzione di uno Stato democratico e alla separazione della religione dallo Stato”. Tuttavia lo scrittore Kermani, fuggito dall’oppressione della rivoluzione iraniana in Germania, ha detto in un’intervista con il quotidiano Koelner Stadt-Anzeiger che, nonostante apprezzi le opere letterarie di Adonis, critica “il suo ignorare la brutalità con cui il regime siriano gestisce la sua gente”.

Nel tentativo di giustificare l’attribuzione del premio al poeta, la giuria ha detto che Adonis “sostiene la separazione tra religione e Stato e la parità tra uomini e donne”, aggiungendo che “rappresenta un importante collegamento tra le culture araba e occidentale”. L’ amministrazione comunale di Osnabrück ha chiarito che la giuria sapeva che la sua decisione di concedere il premio ad Adonis avrebbe sollevato molte polemiche, ma lo ha onorato perché “mira a mettere in evidenza i problemi del conflitto siriano e una sua possibile dissoluzione, nonché la questione dell’influenza di altri paesi nel conflitto stesso”.

A causa delle pesanti critiche, la cerimonia di presentazione del premio è stata rinviata da novembre al 19 febbraio. Adonis ha replicato a queste accuse, sostenendo che chi lo critica non ha letto la sua opera oppure l’ha fraintesa: “Se pubblicassero una dichiarazione in cui si chiede la separazione fra Stato e religione in Siria, la rinuncia alla violenza e l’uguaglianza dei diritti delle donne, io la firmerei subito”. In un’intervista rilasciata circa due settimane dopo la consegna del premio, sono stati discussi i motivi per cui il poeta abbia ignorato la responsabilità del regime di Assad per le centinaia di migliaia di vittime e della terribile devastazione avvenuta nel Paese. Adonis spiega di non essere né un dipendente né un servo di questo Stato, di essere stato arrestato, espulso ed esiliato a Parigi e di aver criticato fortemente il regime siriano, la sua ideologia e il partito Ba’ath.

Adonis conclude dicendo che Assad può rimanere al potere forse per un periodo di tempo e fino a quando la Russia lo protegge, ma moralmente è finito. La domanda che bisogna porsi è: chi verrà dopo di lui?

Iskandar al-Dik è corrispondente da Berlino per Al-Hayat.

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