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Come si salva il mondo islamico?

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Di Ufuk Ulutaş. Akşam (18/04/2016). Traduzione e sintesi di Marta Calcaterra.

L’islam è una delle religioni che annovera più fedeli al mondo. La civiltà islamica non permette di condurre analisi geopolitiche senza tenerla in considerazione, avendo fondato stati nelle aree più critiche del mondo per moltissimi anni. Nonostante ciò, da molto tempo si ha la necessità di discutere sul quesito: “Come si salva il mondo islamico?”

Il vertice islamico dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC), tenutosi ad Istanbul, ha radunato i principali leader del mondo islamico, riproponendo inevitabilmente gli stessi quesiti irrisolti.

L’OIC è una delle organizzazioni più grandi al mondo in termini di membri. Allo stesso tempo, però, è una delle più inefficienti a dispetto del suo grande potenziale. Ha, infatti, difficoltà ad affrontare i problemi radicati nel mondo islamico, determinati dall’eterogeneità economica, politica e geografica tra la sua struttura e i paesi membri.

Tutto ciò  rimanda chiaramente ad una grave lesione del sentimento di unione e fratellanza che lega i musulmani. Si è diffusa l’idea che collaborare politicamente per credere nella stessa religione e cooperare siano differenti. Infatti alcuni paesi islamici prediligono cooperare con paesi occidentali. E così tra i paesi islamici si propagano rivalità, ostilità e conflitto.

Per questo motivo, durante il vertice il presidente turco Erdoğan ha asserito che la prima cosa da fare consiste nel “diminuire i nemici, facendoseli amici”; partendo dall’assunto che, in questo periodo complesso, la riduzione delle ostilità sia ancora più rilevante della cooperazione.

Inoltre, tra i paesi in questione c’è un forte divario su argomenti come l’islam, la vita islamica e il rapporto tra islam-politica. Tuttavia, essere musulmani purtroppo non unisce i paesi dell’OIC sotto lo stesso comune denominatore e i colpi di Stato in Siria, Egitto e Libia ne sono gli esempi più eclatanti.

Nel mondo islamico le polarizzazioni religiose e ideologiche sono enormemente diffuse. La tensione e la rivalità geopolitica e religiosa, tra Arabia Saudita e Iran, attori influenti dell’OIC, trovano forte risposta in molti luoghi del mondo islamico; se ne hanno profondi segni in Yemen, Siria, Iraq, Libano, Bahrein e Pakistan.

Le differenziazioni tra islamisti, democratici, secolaristi, marxisti e nazionalisti ostacolano l’incontro su un campo neutro.

Dunque, l’OIC diventa un’arena di accordi più che di cooperazione. Si ha bisogno di concentrarsi su temi comuni, appoggiati da tutti, come l’islamofobia e la Palestina, per provare ad essere realisti. Sono molti i problemi da affrontare, ma è meglio concentrarsi su argomenti che non rappresentino ulteriore motivo di disaccordo.

Ufuk Ulutaş è un giornalista turco che scrive per il quotidiano Akşam. Ricopre la carica di direttore per la politica estera presso SETA, Fondazione per la Ricerca Economica, Politica e Sociale.

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