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Il ruolo dei siriani nella ricerca di una soluzione

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Di Walid al-Bunni. Al-Araby al-Jadeed (28/07/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri.

La tragica situazione siriana, con l’aumento quotidiano dei morti e della distruzione, mostra che le parti principali in grado di trovare una soluzione non hanno ancora raggiunto un accordo che soddisfi i loro interessi. Non è un segreto il fatto che la rivoluzione scoppiata pacificamente in Siria, si sia trasformata in una guerra devastante come risultato di interessi regionali e internazionali contrastanti, nonostante la responsabilità da parte dell’ingenua e inesperta opposizione interna.

Le fazioni principali in conflitto oggi sono senza dubbio Russia e Stati Uniti: la Russia è direttamente implicata attraverso un’alleanza militare che comprende Iran, la sua Guardia Rivoluzionaria e le milizie settarie libanesi, irachene e afghane a lei legate, le quali combattono sul terreno mentre i russi forniscono la copertura aerea; gli Stati Uniti cercano invece di controllare il gioco di forze tra l’alleanza russo-iraniana e le molteplici forze dell’opposizione armata, finanziate dagli alleati americani nella regione. È ormai chiaro a tutti che il ruolo dei siriani ha perso importanza da entrambi i lati di questa guerra, dal momento che i colloqui e le negoziazioni si limitano alla consultazione degli alleati regionali e internazionali, senza alcuna presenza dei siriani.

Il popolo siriano è il solo a favore di una soluzione rapida, ma purtroppo non ha carte sufficienti per accelerare tale processo. Tutti i patrioti siriani devono iniziare dunque, e rapidamente, a studiare una soluzione realistica, e cercare di convincere loro stessi, per poi raccogliere i siriani di ogni appartenenza politica o religiosa attorno ad essa, e quindi proporla nei negoziati con le grandi potenze mondiali, mobilitando il sostegno popolare e regionale per convincerle.

Ci sono due questioni fondamentali che essi dovrebbero tenere in considerazione: prima di tutto, non è possibile attuare una soluzione politica in Siria che non preveda la partenza sicura di Bashar al-Assad e della sua mafia, poiché la loro sopravvivenza nella vita politica porterebbe al possibile sfruttamento del pensiero settario da parte di alcune organizzazioni e paesi che non hanno interesse nella stabilità e nella democratizzazione della Siria. In secondo luogo, l’opposizione ha perso forza, e non è possibile proporre l’opposizione armata di natura islamica come alternativa accettabile né a livello regionale né internazionale.

Perciò, è assolutamente necessario un periodo di transizione guidato da un gruppo neutrale, che goda del sostegno popolare e internazionale, in grado di rassicurare i siriani riguardo il loro futuro, contro le forze antidemocratiche, siano la tirannia degli Assad, le organizzazioni locali estremiste o potenze regionali intenzionate a dominare la Siria attraverso un sistema politico che le favorisca. Questa fase di transizione si concluderà entro 3 anni con elezioni libere che consentano ai siriani di scegliere un proprio Stato politico, che garantisca diritti e doveri, senza alcuna discriminazione religiosa, settaria o etnica. Solo in questo modo si salverà uno stato unitario e stabile, riconciliato con i propri vicini, entro confini internazionalmente riconosciuti e parte attiva nella campagna internazionale contro il terrorismo.

Walid al-Bunni è un medico e un politico siriano indipendente, ex portavoce della Coalizione nazionale siriana delle forze dell’opposizione e della rivoluzione.

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