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L’Arabia Saudita in Libano in vista delle elezioni presidenziali

Di Suleiman Namar, Al-Quds al-Arabi (06/09/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

La presenza dell’Arabia Saudita in Libano ha uno scopo preciso: restituire prestigio e autorità ad uno Stato che rischia di perdere la sua credibilità a causa della superiorità politica, militare e umana di Hezbollah. Quest’ultimo controlla oggi i confini del Paese.

L’ex presidente della repubblica libanese, Michel Suleiman, negli ultimi due anni ha cercato di opporsi all’interferenza del partito all’interno dell’esercito e dello Stato, tra cui la più importante la penetrazione nel conflitto siriano. A nulla sono valsi i suoi sforzi, dal momento che Hezbollah ha contrastato ogni tentativo di prolungamento del suo mandato, lasciando il Paese in un vuoto presidenziale e accrescendo il suo potere.

Ciò che preoccupa maggiormente il regno saudita, al di là del mantenimento dei propri affari nel Paese, è appunto l’accrescimento di autorità delle correnti islamiche radicali che dalla Siria cercano di diffondersi in diverse aree del Libano, tra cui primo fra tutte nella città di Tripoli, e a seguire ad Arsal o nella regione siriana di Qalamoun.

Riyad allora si è affrettata ad inviare in Libano il suo alleato e primo uomo, Saad Hariri, leader del Movimento del Futuro, per indagare le modalità di distribuzione di una somma di circa tre miliardi di dollari tra l’esercito e le forze di sicurezza libanesi. Secondo gli osservatori, una cospicua parte di tale sovvenzione sarà destinata all’intelligence dell’esercito e all’ufficio di informazione del ministero dell’Interno, i due più importanti ed efficienti organi che mirano a perseguitare gli estremisti islamici.

Senza dubbio con l’intercessione di Hariri, il regno saudita mira al ripristino dell’unità sunnita libanese per combattere quei movimenti estremisti piegati alla devozione delle nuove correnti radicali. Come risultato, si è giunto all’elezione del nuovo muftì, lo sheikh Abdel-Latif Derian, per metter fine alle forti contaminazioni esterne all’interno dell’unicità sunnita. Il leader del Movimento del Futuro, Saad Hariri, dovrà premere su tutti i suoi alleati e sulla propria autorità per allontanare quindi la minaccia radicale dal Paese. Resta però un’ultima domanda: può Hariri giungere a tanto dal momento che è ben lontano dal riuscire a conservare a lungo il suo potere a Beirut?

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