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I risultati più importanti della visita di Trump a Riyad

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Nuovi accordi militari, strategici ed economici, e la scommessa della “NATO Araba” dopo l’ultimo viaggio del presidente statunitense in Arabia Saudita

Di Abdel Bary Atwan. Ray al-Youm (20/05/2017). Traduzione e sintesi a cura di Raffaele Massara.

Grazie alla visita del presidente Donald Trump, USA e Arabia Saudita hanno stretto nuovi accordi, soprattutto militari.

Washington stanzierà infatti 460 miliardi di dollari: 110 arriveranno subito e sono dedicati a nuove tecnologie militari, batterie antimissile, piattaforme marittime, munizioni; gli altri 350 arriveranno invece durante un periodo di dieci anni. 

Viene da pensare allora che tutti questi armamenti possano essere destinati a scontri con Stati la cui potenza militare sia inferiore: Yemen, Iran, forse anche Iraq e Siria. Il Regno Saudita sarà una potenza militare in tutta l’area, di poco inferiore ad Israele, il quale comunque, anni fa, consegnò alcuni aerei da combattimento F-35 proprio ai sauditi.

Il ministro degli Esteri saudita ha speso infatti parole amichevoli nei confronti di Israele, promettendo una continua collaborazione per un processo di pace tra quest’ultimo e la Palestina (con una leggerezza tale da pensare che parlasse di Paesi lontanissimi come quelli sudamericani o caraibici!). Quanto all’Iran, il ministro ha accusato Teheran di aver fondato l’organizzazione terroristica di Hezbollah e di aver finanziato Al-Qaeda e i talebani: si sa benissimo che dietro questi ultimi due gruppi c’è sempre stato il sostegno saudita e i talebani hanno adesso una propria “ambasciata” in Qatar dove trattano con delegati americani.

È chiaro che tutti questi miliardi di dollari ed armamenti non serviranno all’Arabia Saudita per combattere il sedicente Stato Islamico, visto che questi ultimi non dispongono di aviazione né di navi da guerra e sottomarini.

La “visione strategica” americano-saudita, quindi, è quella di creare una “NATO Araba” con Riyad al comando, spalleggiata e controllata da Israele, un’alleanza sunnita che reprima la parte sciita (Iran ed Hezbollah in primis) e magari i loro alleati russi, nel caso ce ne fosse bisogno, ricreando così un nuovo ordine in Medio Oriente.

Dal canto suo Trump “scommette”, con questi trattati, di dare impulso all’economia statunitense, mantenendo così le promesse di nuovi posti di lavoro e nuove opere, e di risollevare la sua immagine dopo i recenti scandali che hanno investito il suo entourage.

Dopo questo incontro, il tabù e la fobia di Israele da parte araba sono oramai andati in frantumi e ci sia avvia verso una collaborazione ed una rapida normalizzazione con l’occupante sionista.

Con queste premesse, nei prossimi anni c’è d’aspettarsi il peggio.

Abdel Bary Atwan è un giornalista palestinese direttore di Ray al-Youm.

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