News Zoom

Riconciliazione palestinese o valico di Rafah?

L’Opinione di Al-Quds (Al-Quds al-Arabi – 20/07/2012). Traduzione di Carlotta Caldonazzo

Il presidente egiziano Mohamed Morsi è impegnato in questi giorni a ricevere i notabili palestinesi. Ieri ha incontrato Khaled Meshaal, presidente del comitato politico di Hamas, mercoledì il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, mentre nei prossimi giorni sarà la volta del presidente del governo di Gaza (a guida Hamas) Ismail Haniyeh. È la prima volta che un presidente egiziano incontra un esponente del movimento di resistenza islamica Hamas. Durante la presidenza del deposto Hosni Mubarak infatti al Cairo si vedevano solo capi dei servizi di intelligence palestinese, in particolare il defunto generale Omar Suleiman. Indizio del fatto che la resistenza palestinese era per l’Egitto una questione di sicurezza e non un progetto politico, un atteggiamento miope e vergognoso che si è protratto anche dopo la vittoria di Hamas alle elezioni legislative del 2006 e la formazione del governo di unità nazionale da parte di Haniyeh.

La rivolta popolare ha cambiato radicalmente la situazione. Uno dei sintomi della svolta, Meshaal è entrato nel palazzo presidenziale del Cairo dalla porta principale ricevendo onori degni di un capo di stato. Nulla di strano, anche perché il personaggio in questione rappresenta un movimento di resistenza che è nientemeno che il braccio armato dei Fratelli Musulmani, partito di governo in Egitto. Vale la pena notare che circolano notizie circa l’intenzione del presidente Morsi di prendere posizione nel processo di riconciliazione palestinese e di organizzare un incontro tra il presidente Abbas e Meshaal al Cairo per riavviarlo. Sforzi che meritano sostegno, non tanto perché indici di un cambiamento di rotta nel governo egiziano, ora favorevole a porre fine ai contrasti che da anni avvelenano la scena politica palestinese, quanto perché confermano che l’Egitto postrivoluzionario, malgrado le preoccupazioni del presidente e le enormi sfide che deve affrontare, considera la questione palestinese tra le sue priorità.

Malgrado le intenzioni indubbiamente positive del Cairo, sussistono tuttavia dubbi sulla volontà delle fazioni palestinesi coinvolte nel processo di riconciliazione di impegnarsi non solo nella stipula di un nuovo accordo, ma anche nella sua attuazione. Lunga infatti è la sequela di accordi rimasti lettera morta e sepolti definitivamente dopo poche settimane. La divergenza tra le posizioni di Hamas e dell’Anp è profonda e Abbas continua a scommettere sui negoziati e sulle relazioni con Israele come se questo fosse l’unico modi per governare. Quando si deciderà a dichiarare definitivamente il fallimento totale di questa scelta e a voltare le spalle ai negoziati mostrando invece interesse per le posizioni della resistenza palestinese in tutte le sue forme forse ci sarà una possibilità in più che la riconciliazione vada in porto.

È probabile che invece sia proprio il fallimento finanziario e politico dell’Anp a dare questa opportunità in più a un eventuale nuovo accordo di riconciliazione, ma non è escluso che Abbas utilizzi il prossimo ciclo di colloqui per esercitare pressioni sui paesi che lo finanziano e su Israele per ottenere i fondi di cui ha bisogno per pagare gli stipendi della pubblica amministrazione. L’auspicio è che il nuovo presidente egiziano accorderà la priorità alla questione del valico di Rafah e che emani i suoi decreti per garantire un trattamento più umano ai palestinesi che lo attraversano ponendo fine alle umiliazioni che subiscono. Un orientamento che darà un nuovo colore alla riconciliazione e maggior forza alle relazioni tra Palestina ed Egitto.