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I retroscena politici della visita della delegazione MNLA in Marocco

Di Hassan al-Ashraf. Hespress (06/02/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Il re del Marocco ha recentemente ricevuto una delegazione del Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) che comprendeva anche il suo segretario generale, Bilal Ag Cherif. L’incontro, che non rientra nel contesto delle normali relazioni diplomatiche del Marocco, costituisce un evento politico fondamentale le cui ripercussioni interessano l’intera regione e oltre.

La regione dell’Azawad comprende territori di vari Paesi africani, quali il Niger, il Burkina Faso, la Mauritania e l’Algeria, ma la sua più ampia estensione è nel Nord del Mali. Non a caso, il Mali ha costituito la culla del Movimento, che nell’aprile 2012 ha infine proclamato l’indipendenza dell’Azawad. La dichiarazione di indipendenza è stata nettamente rifiutata dal governo maliano, aprendo così la strada a una serie di conflitti e di tensioni tuttora in atto, nonostante le numerose iniziative diplomatiche.

Da parte sua, il Marocco è considerato uno dei principali sostenitori del governo di Bamako, il che suscita un ovvio interrogativo: perché un incontro tra il re Mohammad VI e una delegazione del MNLA?

Il ricercatore e analista politico Abdul Rahim al-Allam cerca di rispondere a questo interrogativo individuando quattro punti fondamentali per spiegare le implicazioni dell’incontro tra il monarca marocchino e il leader del MNLA.

Il primo dei fattori da considerare, secondo al-Allam, è l’atteggiamento pragmatico adottato dal Movimento, il quale non perde nessuna occasione per porsi sotto i riflettori della politica al fine di guadagnare una maggiore influenza a livello mediatico e globale.

Un secondo punto dell’analisi di al-Allam è la fermezza di intenti del Movimento nel mantenimento dell’indipendenza. Infatti, mentre da parte marocchina l’incontro aveva come scopo il mantenimento dell’integrità territoriale maliana e l’invito al Movimento di accettare tale integrità, Cherif non ha esitato a chiarire che non intende indietreggiare, sottolineando che il fine ultimo del Movimento è quello di far vivere i due popoli in sicurezza e pace. L’espressione “due popoli” è la prova della volontà di indipendenza del Movimento.

Il terzo fattore da considerare è l’Algeria: secondo al-Allam, il Marocco si sarebbe precipitato ad aprire dei canali di comunicazione con gli esponenti dell’MNLA per sottrarre il Movimento dalla sfera di influenza algerina, in uno scenario simile a quanto accade col Polisario.

L’ultimo punto di interesse evidenziato dall’analisi di al-Allam è che quanto sta accadendo nel Sahel non può essere escluso dal processo di riallineamento tra Russia e Stati Uniti. Al-Allam ha spiegato che il forte sostegno russo al regime Assad può incoraggiare molti sistemi simili a fare affidamento sul governo di Mosca per mantenere il loro status. Al contrario, gli Stati Uniti hanno dimostrato di rimanere fedeli a sistemi di tendenza capitalista, come Tunisia ed Egitto: l’iniziativa del Marocco, nonché i suoi rapporti storici con il Mali, rendono il regno nordafricano qualificato per ricevere il consenso e il sostegno statunitense.

“Parlare di vittoria diplomatica per il Marocco è prematuro”, ha concluso al-Allam, sottolineando che se da un lato l’iniziativa marocchina potrebbe aprire al regno le porte della scena diplomatica del Sahel, dall’altra si potrebbero verificare risultati controproducenti, come l’inasprimento della lotta del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad.

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