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Ratzinger e le relazioni con l’Islam segnate da un brutto inizio

Pope Benedict XVI Visits Sacred Sites Of Jerusalemdi Ricard González (El Pais 13/02/2013). Traduzione di Claudia Avolio.

Durante tutto il suo papato, Benedetto XVI ha mantenuto relazioni delicate con le autorità religiose musulmane, non esenti da controversie e fraintendimenti. Non a caso, ha assunto la carica papale in un momento di enorme tensione nei rapporti tra occidente e mondo arabo, nella fase più sanguinosa della guerra in Iraq e quando la tesi dello scontro di civiltà di Samuel Huntington dominava il dibattito accademico e mediatico.

A questa difficile sfida, si è aggiunto un brutto inizio. Nella maggior parte dei Paesi musulmani ancora si ricorda la conferenza che Ratzinger impartì nel settembre del 2006 all’università di Ratisbona (Germania), dov’era stato professore di Teologia. Il discorso, dedicato alla situazione del mondo, comprendeva una citazione molto controversa sull’Islam che provocò l’ira di molti dirigenti politici e clerici del mondo islamico.

Nello specifico, ricorse a una citazione dell’imperatore bizantino Manuele II in cui si affermava che il profeta Mohammad aveva portato solo “cose malvagie e inumane, come la sua direttiva della fede attraverso la spada”. Il Papa si scusò subito, assicurando che non sottoscriveva quelle parole del XIV secolo. Ciononostante, il danno ormai era fatto. “Il suo intero pontificato è stato segnato da questa polemica nelle terre dell’Islam. Compì numerosi sforzi per ristabilire ponti con le società musulmane e le loro autorità religiose, ma non riuscì mai a restaurare del tutto la sua immagine,” ha spiegato a El Pais Cornelis Hulsman, fondatore dell’Arab West Report, una pubblicazione egiziana che si dedica a promuovere il dialogo interreligioso. Secondo questo ricercatore, Giovanni Paolo II godè sempre di una popolarità maggiore.

Tra questi tentativi di riconciliazione si inseriscono le visite di Ratzinger in Turchia e a Damasco, dove si lasciò vedere mentre pregava in varie moschee. Inoltre viaggiò anche in Terra Santa, dove tenne colloqui con il capo palestinese Mahmoud Abbas, il quale gli fece avere simbolicamente un passaporto palestinese emesso a Betlemme. Da lì, Benedetto XVI condannò il muro che divide la Cisgiordania ed espresse il proprio appoggio alla creazione di uno Stato palestinese che conviva in pace accanto ad Israele.

Il Papa si è espresso anche rispetto ai numerosi conflitti che hanno colpito il Medio Oriente dalla sua assunzione al trono del Vaticano. Nella gran parte dei casi, come nella guerra in Iraq, Ratzinger sollecitò tutte le parti a cessare l’uso della violenza. Nel conflitto bellico in Libano del 2006, giunse a condannare senza giri di parole i bombardamenti israeliani contro obiettivi civili. Ad ogni modo il sommo pontefice ha invitato alla pace, alla concordia tra religioni e alla condanna degli atti di violenza senza mai limitarsi.”Ha voluto spesso spingersi oltre il politicamente corretto. Non era soddisfatto di prendere parte in atti di dialogo interreligioso in cui c’è uno scambio di buone parole: ha preteso di entrare nel vivo di dibattiti sulle questioni spinose, che ci dividono,” spiega padre Doug May, un prete statunitense che ha vissuto 18 anni in Egitto.

A volte, questa volontà un po’ trasgressiva ha portato a Ratzinger alcune noie. Per esempio non sono stati accolti bene i suoi interventi in cui si lamentava delle condizioni che si trovano a vivere alcune comunità cristiane in Medio Oriente. In molti Paesi, tra cui l’Egitto, questo tipo di dichiarazioni sono state interpretate come una dimostrazione di paternalismo e una interferenza straniera nelle questioni interne del Paese. Ciò non ha poi facilitato i suoi rapporti con le chiese ortodosse, maggioritarie in Medio Oriente. “Le chiese cristiane non cattoliche hanno dovuto pagare spesso il conto delle dichiarazioni controverse di Benedetto XVI: per molti musulmani il Papa di Roma è il leader di tutta la cristianità,” spiega padre May.

In compenso, una posizione di Ratzinger ad essere stata unanimemente eloggiata è la sua condanna delle controverse vignette su Maometto pubblicate da un giornale danese nel 2005, che condannò apertamente così come condannò il più recente video offensivo del profeta dell’Islam prodotto negli Stati Uniti. Secondo il Papa, “tutti i simboli religiosi devono essere rispettati”. Stando così le cose, l’eredità che lascia Ratzinger al suo successore nelle relazioni col mondo islamico non è troppo positiva. Se a ciò aggiungiamo la situazione precaria di alcune comunità cristiane nella regione dopo lo scoppio della Primavera Araba, il nuovo Papa avrà dinanzi a sé una sfida enorme.

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