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Quando Annan ammetterà di aver fallito?

Asharq al-Awsat (17/05/2012). Traduzione di Angela Ilaria Antoniello.

In modo diplomatico il Ministro degli Esteri saudita, il Principe Saud Al-Faisal, ha dichiarato che la fiducia riposta in Kofi Annan sta velocemente diminuendo. In altre parole, la missione dell’inviato speciale per la Siria delle Nazioni Unite e della Lega Araba è fallita, proprio come ci si aspettava sin dall’inizio. Questo fallimento, ovviamente, non è imputabile allo stesso Annan, bensì alla mancanza di credibilità che il regime mostra da decenni, partendo da Al-Assad padre e arrivando a Al-Assad figlio.

Ci sono molte prove che testimoniano questa mancanza di credibilità, ma soffermiamoci sulle dichiarazioni di un giornalista turco rilasciato dal regime di Bashar Al-Assad dopo due mesi di detenzione. Adem Ozkose, che scrive per il quotidiano turco Milat, ha rivelato che nel 2010 era a bordo di una nave turca carica di aiuti diretta verso la Striscia di Gaza quando, insieme ad altri attivisti, fu arrestato da forze armate israeliane e poi trattenuto in un centro di detenzione. Il giornalista ha descritto questo carcere israeliano come un hotel a cinque stelle rispetto alla prigione siriana dove è stato detenuto per due mesi, periodo durante il quale ha più volte sentito urla di dolore. La domanda da porsi è: che ne è stato di uno dei punti stabiliti da Annan, e cioè il rilascio dei detenuti trattenuti nelle prigioni del regime? La risposta è che questo punto non ha mai trovato applicazione, al contrario le detenzioni sono in aumento.

Peggio ancora, la macchina della morte di Al-Assad fino a questo momento non si è mai fermata e il punto, come ha detto il Principe Saud Al-Faisal, è che non basta ridurre il numero di persone che vengono uccise, ma occorre fermare tutti gli assassinii, così come bisogna imporre il ritiro di tutte le forze armate di Bashar dalle strade siriane.

Alcune fonti, supportate da registrazioni video, affermano che sulla scena siriana sono attivi sia elementi appartenenti a Hezbollah che una rappresentanza iraniana. I primi offrono il loro aiuto alle forze del regime impegnate nella repressione del popolo siriano, mentre i secondi sono ormai di stanza a Damasco e aiutano Al-Assad nelle operazioni di pianificazione e coordinamento, oltre a trasferire fondi e fornire armi, cosa di cui Annan e la comunità internazionale dovrebbero essere al corrente. Dopo aver detto tutto questo, si può ancora pensare che gli sforzi di Annan porteranno i loro frutti?

L’ONU ha dimostrato di non essere capace di dare l’assistenza promessa a quei siriani che ne hanno disperatamente bisogno e ciò è dovuto anche all’insistenza del regime nel volersi occupare direttamente della distribuzione degli aiuti. Ma se il regime fosse stato davvero preoccupato per le sorti del suo popolo né ci sarebbero state 12.000 vittime, né ci sarebbe un milione di siriani bisognosi d’aiuto, né ci sarebbero centinaia di migliaia di persone rifugiate nelle nazioni limitrofe.

La verità è che la missione di Kofi Annan era morta sin dal principio, e purtroppo è il popolo siriano che ogni giorno che passa ne paga le conseguenze. Oggi ci si chiede solo quando Annan si assumerà le sue responsabilità morali e riconoscerà il fallimento della sua missione.