Con altre parole

Profezia delle donne

Dal Cattolicesimo all’Islam, dall’Induismo alle Chiese evangeliche, dall’Ebraismo al
Buddismo: quale il ruolo delle donne per un reale cambiamento delle esperienze religiose e
dei loro riflessi sulla società contemporanea.

“Fedi e femminismi in Italia: la profezia delle donne, trascendenza ed esperienza nell’orizzonte di
una fede incarnata” è l’interessante titolo di una tavola rotonda che si è svolta lo scorso 2 dicembre
a Bologna, organizzata dall’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne in
collaborazione con la Fondazione Scienze Religiose Giovanni XXII.
I lavori dell’evento, strutturato in due sessioni, sono stati introdotti da Cettina Militello, filosofa e
teologa laica e hanno visto la partecipazione della teologa Paola Cavallari e le testimonianze di
donne di diversa appartenenza religiosa, come Carla Galetto (cattolica), Rukmini Devi (induista),
Sulamith Furstemberg Levi (ebrea), Alessandra Trotta (evangelica), Minoo Mirshahvalad
(musulmana) e Cecilia Waldkrantz (buddista). Il coordinamento degli interventi è stato curato dalla
giornalista Ludovica Eugenio.
Gli interventi delle partecipanti si sono focalizzati sul ruolo indispensabile che devono svolgere le
donne per avviare un processo di trasformazione della società, scardinando quella sovrastruttura
patriarcale che grava sulla sfera religiosa e che inficia nel profondo le strutture sociali, divenendo
uno dei grimaldelli con cui si esercitano poi le svariate forme di violenza maschile nei confronti
delle donne.
Di rilevante interesse appare l’incrocio delle “categorie” fede e femminismo: un incrocio che spesso
parte da posizioni di radicalità in entrambe le categorie e all’interno delle quali il ruolo delle donne
risulta imprescindibile e fondamentale. Quanto più le donne riescono a decostruire in maniera
critica le forme patriarcali tanto più ci si potrà avvicinare ad un futuro fatto di giustizia e bellezza,
all’interno di un pluralismo religioso che si basi sul rispetto di tutte e tutti.
Ma in cosa si sostanzia la profezia delle donne? Come emerso nel corso della tavola rotonda tale
profezia – incarnata in esperienze mistiche da parte di molte donne – va intesa come intelligenza del
presente in grado di aprire al futuro. Questo si declina in maniera diversa a seconda della religione
di appartenenza: così le donne dei Gruppi comunità Cristiane di base, rifacendosi alla teologia
femminista si muovono verso una interpretazione consapevole delle Sacre Scritture e verso una
sempre più diffusa pratica di liturgie celebrate da donne.
In ambito ebraico, soprattutto in USA e Israele, a partire dagli anni 70 sono nate numerose
formazioni femministe che lavorano su molti temi, pur incontrando una dura resistenza da parte del
rabbinato ebraico ortodosso.
Tali resistenze si registrano in tutte le chiese e comunità, anche nelle chiese evangeliche che sono
quelle che hanno ottenuto i risultati migliori, per esempio con il pastorato femminile.
In ambito islamico nel corso della tavola rotonda è stata mossa una argomentata critica al cosiddetto
femminismo islamico che non ha saputo indagare il testo fondatore dell’Islam (Corano) utilizzando
un metodo storico critico e per certi versi continua a non vedere le contraddizioni in esso insite in
tema di ingiustizie patriarcali.
Il buddismo sembra garantire maggiore emancipazione alle donne che scelgono la vita monastica,
sebbene i monasteri buddisti femminili hanno ricevuto offerte minori rispetto a quelli maschili e di
conseguenza si sono estinti.

Da questo breve excursus che ripercorre sinteticamente le principali questioni poste sul tavolo della
discussione da questa interessante iniziativa, si comprende come il cammino sia ancora lungo e irto
di ostacoli e come afferma Paola Cavallari “Possiamo dire che un altro seme nella germinazione di
realtà purificate dal sistema androcentrico nelle comunità e ambienti religiosi è stato gettato. (…)
“L’obiettivo non è solo quello di esplorare le captazioni e le risonanze del divino nella ricerca
spirituale autentica di una donna, ma ancora di più se, in tale paesaggio, si mira al parlarsi, a
tessere con passione un percorso formativo, a condividere la ricerca con contesti allargati, luoghi
assetati di fede viva, vitale, vissuta in prima persona”.
È comunque encomiabile l’iniziativa che ha portato a questa interessante tavola rotonda: in un
mondo sempre più globalizzato, dove le migrazioni inducono contaminazioni culturali e religiose, è
più che mai necessario avviare un cambiamento che liberi la sfera religiosa dalla zavorra delle
strutture patriarcali che per secoli l’hanno tenuta in vita, indipendentemente dal credo. E in questo
percorso di cambiamento l’agire delle donne, attraverso sentieri di presa di coscienza e di
autodeterminazione, risulta essere assolutamente indispensabile e irrinunciabile.