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Poster che raccontano la lotta palestinese per la liberazione

Di Badar Salem. Al-Monitor (29/08/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

Dan Walsh, un americano di origine irlandese, attivista e grafico, ha iniziato a collezione poster nel 1975 e, allora, non poteva immaginare che avrebbe documentato più di sessanta anni di storia palestinese, mettendo insieme la più grande collezione al mondo d’immagini iconografiche sulla Palestina.

Nel 2009, Walsh ha iniziato digitalizzare la sua collezione, dando vita al Palestine Poster Project Archives (PPPA) che, ora, potrebbe entrare a far parte del Registro di Documentazione più famoso al mondo, insieme all’alfabeto fenicio, alla Magna Carta e a Il Capitale di Karl Marx. Infatti, circa 1.700 dei suoi poster sono stati nominati per il Programma di Memoria del Mondo dell’UNESCO, che comprende 301 fonti di ineguagliabile valore universale.

Secondo il grafico, attraverso i poster, la narrativa palestinese viene mostrata nella sua completezza, nel suo impegno, diviene accessibile, facilmente comprensibile, completa, memorabile e a disposizione di ulteriori analisi, preservandosi, così, per le future generazioni.

Questa forma d’arte funge da memoria collettiva e, attraverso i soggetti ritratti e i colori usati, si fa testimone della Nakba, della vita nei campi dei rifugiati, dell’intifada, del processo di pace e delle altre guerre. Inoltre, proprio perché la questione palestinese è ancora lungi dall’essere risolta, è probabile che questa forma artistica continuerà a evolversi.

L’arte palestinese è come un tesoro che nessuno vede, ma grazie al riconoscimento dell’UNESCO il suo futuro potrebbe cambiare, poiché i poster verrebbero fatti viaggiare per il mondo come capolavori di valenza politica e culturale, creando occasioni e opportunità di dialogo intra e inter-nazionale.

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