Algeria Zoom

Piccolo manuale di lettura dei tatuaggi berberi in Algeria

tatuaggi berberi algeria

Di Nejma Rondeleux. Al Huffington Post Maghreb (07/11/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

Sono molti i nipoti e i pronipoti che un giorno si sono chiesti: “Cosa rappresenta quel tatuaggio sulla fronte, sulla guancia o sul mento del mio antenato?”. È a questo interrogativo che risponde con semplicità il libro di Lucienne Brousse “Beauté et identité féminine: les tatouages féminins berbères des régions de Biskra et de Touggourt”, uscito in occasione del Salone internazionale del libro di Algeri, per la casa editrice Dar Khettab.

Nato da un lungo lavoro di ricostituzione e di interpretazione di centinaia di disegni raccolti da Eliane Ocre lungo la sua carriera da infermiera in Algeria, questo modesto studio – che come precisa l’autrice non vuole essere “né esauriente, né storico, né comparativo” – è un prezioso manuale di lettura dei tatuaggi berberi.

Lucienne Brousse in realtà non ha niente a che vedere con l’etnologia, proviene da un percorso dedicato alla pedagogia del tamazight e del dialetto algerino, dell’arabo classico e del francese, che ha insegnato dal ’53 al 2014 in Algeria. È a lei che si deve la traduzione de “Il Piccolo Principe” in dialetto, pubblicata nel 2008 per le Edizioni Barzakh. Il suo libro sui tatuaggi femminili berberi testimonia questo suo desiderio di trasmissione del sapere.

Lucienne Brousse si è basata sulle note di Eliane Ocre e le ha arricchite con le sue ricerche sul tatuaggio e la sua conoscenza sulla  Kabilia, consegnandoci un formidabile strumento per decifrare dei disegni riprodotti grazie alla digitalizzazione delle tavole dei disegni dell’infermiera.

La Brousse spiega che questo libro era inaspettato e che è stato un modo per Eliane Ocre, deceduta nel 2004, di dare in lascito una sua ricerca che all’inizio voleva distruggere. Lucienne ha classificato i disegni, ha ripreso le testimonianze delle donne interpellate da Eliane a cui aveva chiesto il significato di ogni tatuaggio.

Erede delle storie raccolte da Eliane Ocre, la Brousse si è dunque applicata nel trasmettere questa parte di patrimonio immateriale dell’Algeria.

Il motivo più frequente sulla fronte è chiamato abernus o burnous, scrive Lucienne Brousse nel capitolo sui “Segni complessi”. “Nella stessa area geografica viene rappresentato in molteplici modi”.

“Il segno chiamato ‘Occhio di pernice’ è una piccola losanga con le estremità rigonfiate o con una piccola croce”, scrive Lucienne. “Questo segno rappresenta l’uccello stesso, simbolo della bellezza, dell’agilità […] rappresentare questo simbolo su di sé, significa incarnare quello che rappresenta”, continua l’autrice nello stesso capitolo.

“I disegni che rappresentano la ‘Palma’, proveniente dalla regione di Touggourt, sono molto ricchi e non sono figurativi”, scrive l’autrice nello stesso capitolo. “La palma, ha per certe donne lo statuto di “Dea-madre”, sorgente di ricchezza e figura protettrice come può essere l’ombra di una palma”.

Lucienne Brousse conclude la sua presentazione dei motivi dei tatuaggi con alcuni segni che non compaiono nel corpus di Eliane Ocre e che denotano, scrive l’autrice, “una sorprendente libertà creativa”:

Tra essi c’è quello del cebbak, tradotto con “gioco della campana”. La giovane donna che se l’è fatto tatuare sul braccio, racconta che quand’era piccola non ha mai potuto giocare perché troppo occupata a lavorare e a occuparsi dei più piccoli. Una volta diventata madre, ha desiderato che i suoi figli potessero andare a scuola e poter giocare.

Il punto, nuqat o nugat, è rappresentato da solo. Alcune donne gli danno il senso del “focolaio”, ossia di stabilità e di sicurezza. Lo si trova sulle guance, sul braccio, sulla fronte.

Nejma Rondeleux è una giornalista che fa parte della squadra dell’algerina Radio M.

Vai all’originale

I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu