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Peres: un premio Nobel per la Pace tutt’altro che pacifico

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Shimon Peres
Peres ha contribuito alla costruzione del Muro dell'Apartheid eretto da Israele su suolo palestinese in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, nonostante il parere della Corte di Giustizia Internazionale fosse contrario

Di Hossam Shaker. Middle East Monitor (29/09/2016). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.

Il mondo lo vedeva come un diplomatico gentile che chiedeva la pace e parlava dell’importanza delle generazioni future. Abbiamo visto tutti, però, cosa ne è stato del progetto politico della “pace”, che non ha fatto altro che rinforzare l’occupazione di Israele sul territorio, distruggendo per sempre le possibilità dei palestinesi di avere un futuro roseo, o perfino uno Stato funzionante.

La verità è che l’occupazione israeliana non si sarebbe potuta realizzare senza uomini come Shimon Peres. Gli piaceva essere visto come un fautore della pace. Sembrava un politico visionario che parlava di futuro come un sognatore, facendo riferimento senza sosta della cultura del perdono.

Ciononostante, la realtà dice altro. Peres è sempre stato uno di quegli ufficiali israeliani che, per tutti gli anni in cui hanno occupato posizioni chiave, hanno ignorato i diritti dei palestinesi, le leggi umanitarie internazionali e le risoluzioni delle Nazioni Unite. Ha completamente trascurato le Convenzioni di Ginevra, violandole continuamente e ripetutamente, a scapito delle vite innocenti e della tutela diritti umani.

Peres è stato presidente di Israele durante numerose offensive militari contro i palestinesi, come la cosiddetta “Operazione Piombo Fuso” (2008-2009) contro i civili di Gaza. Non ha mai preso le distanze dalle atrocità commesse dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ma al contrario, le ha pubblicizzate, anche al Forum Economico Mondiale a Davos, supportando gli attacchi atroci sui civili e giustificandoli.

Come primo ministro, Peres ha ordinato l’invasione del Libano nella primavera del 1996, conosciuta come “Operazione Grappoli d’Ira”, durante la quale le truppe israeliane hanno bombardato una base ONU dove dei rifugiati si stavano riparando e uccidendo in totale 106 perone tra civili e peacekeeper ONU delle Fiji. Peres è rimasto in carica anche dopo questo massacro, creando un precedente per la sua impunità.

Due anni prima del massacro di Qana, Peres è stato insignito con il Premio Nobel per la Pace, ma per cosa esattamente? Per il suo ruolo negli Accordi di Oslo con una leadership palestinese debole ed esausta. Gli accordi promuovevano slogan di pace e di sicurezza, ma mancavano termini importanti come diritti umani, correttezza e giustizia per il popolo palestinese. Non c’è bisogno che io spieghi qui che cosa intendesse realmente Israele con il termine “pace”, perché i fatti parlano più delle parole.

Successivamente Peres è rimasto un partner implicito dell’estrema destra del governo israeliano, composta da ministri che hanno adottato politiche e posizioni neo-fasciste. Così come non si è opposto alla costruzione del muro in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, non l’ha fatto neppure per l’espansione illegale degli insediamenti israeliani, mentre ha giocato un ruolo importante per quanto riguarda l’assedio della Striscia di Gaza. Tutto questo è solo la punta dell’iceberg del suo supporto alla pulizia etnica dei palestinesi durante la sua lunga carriera politica.

Nonostante tutto questo, Peres riceverà grandi onori dopo la sua morte e sarà glorificato in quanto patrono della pace. Tuttavia, prima di credere in ciò si vede, si ascolta e si legge sul suo conto sul mainstream, perché non chiedete ai palestinesi o ai libanesi cosa pensano di lui? Avrà anche ricevuto un Nobel per la pace, ma era tutt’altro che pacifico.

Hossam Shaker è un giornalista e autore che ha coperto soprattutto il tema dell’immigrazione in Europa.

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