Egitto Libano Zoom

Perché i media hanno attaccato Hamas e la Fratellanza ma hanno ignorato il Sinai?

Egitto esercito Sinai

Di Anas Hasan. Arabi21 (01/02/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Egitto Sinai funeraliNon è la prima volta che il gruppo Ansar Bait al-Maqdis attaccano l’esercito egiziano. Non è la prima volta che vengono inflitte delle perdite. Non è nemmeno la prima volta che i media lanciano un attacco contro i Fratelli Musulmani e Hamas ritenendoli i responsabili.

Questa volta, però, le cose potrebbero essere un po’ diverse. L’organizzazione ha giurato fedeltà ad Al-Baghdadi ed ha nominato il Sinai uno dei suoi distretti (wilaya). Inoltre, l’organizzazione ha immediatamente rivendicato l’operazione. Tuttavia, ciò che è strano è che la macchina mediatica pro-Sisi questa volta non ha toccato molto il Sinai. L’attenzione dei media si è concentrata su Fratellanza, Hamas e le Brigate Al-Qassam. I media egiziani non hanno annunciato subito l’attacco e anche dopo aver dato la notizia, non si sono prontamente scagliati contro i colpevoli. L’impressione che ne è scaturita è che si stesse ancora studiando la situazione per capire come sfruttare l’incidente a scopo propagandistico.

Il regime militare vede la sua battaglia in modo sistematico: “La Fratellanza contro lo Stato”. Per cui ogni deviazione da questo percorso o l’ingresso di un terzo fattore possono costituire una distrazione dal corso principale della battaglia e una dispersione del processo di mobilitazione dell’opinione pubblica contro la Fratellanza. Inoltre, allargare il cerchio potrebbe spingere le masse a pensare che il governo non ha il controllo della situazione.

I militari vedono separatamente l’infrastruttura di ogni battaglia. Il Sinai, isolato in termini geografici e demografici e che dal colpo di Stato brucia come l’inferno, non è affatto toccato dalle campagne mediatiche di propaganda. In realtà, non è oggetto dei media perché l’ambiente tribale e beduino non sempre risponde al tipo di discorso che trapela dai canali televisivi. Inoltre, la mentalità dei beduini non risponde al tipo di propaganda che influenza i segmenti rurali o urbani dell’Egitto. Il cittadino del Sinai non può essere ingannato dai media perché non può ignorare ciò che vede con i propri occhi per credere, invece, alle campagne televisive di glorificazione e adulazione. Per di più l’organizzazione “Distretto (Wilaya) del Sinai” non è un movimento locale o popolare che può essere isolato o ridimensionato da campagne di demonizzazione. L’organizzazione è isolata e comunque non è molto diffusa, si basa su una gerarchia piramidale ed è geograficamente polarizzata.

Dunque, per ora spostare l’attacco dirigendolo contro la Fratellanza Musulmana, cambiando la coscienza nazionale vis-à-vis la resistenza e la questione palestinese, è considerato un processo molto efficace. Entrambe le organizzazioni sono populiste ed entrambe si basano principalmente su mezzi populisti per sostenersi ed esistere. Pertanto, un assalto dei media sul Sinai non è di grande utilità, mentre attaccare la Fratellanza e Hamas è molto più utile.

L’ultimo fatto rilevante è che esportare il concetto di “Penisola del Sinai” potrebbe implicare dissenso e separazione. Inoltre, aggiungerebbe un nuovo giocatore all’arena in parallelo con la fobia regionale chiamata Daish (noto in Occidente come ISIS). Presentare un nuovo giocatore al cittadino medio attraverso i media creerebbe più paura e ansia, a loro volta ingredienti della ricetta del fallimento. Di conseguenza, si è deciso di emarginarlo in favore dei tradizionali nemici inventati dalla regione.

Anas Hasan è un giornalista egiziano che si interessa principalmente di politica.

Vai all’originale