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Perché le moschee in Tunisia sono “fuori controllo”?

tunisia moschee

Di Mongi Khadraoui. Al-Chourouk (09/07/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì.

Lungo il corso dei secoli, le moschee sono sempre state oggetto di conflitti fra correnti e sette religiose e fra militanti dell’ambito religioso e politico. Soprattutto durante l’epoca di Bourguiba, di pari passo con la sua percezione della modernità, l’ambito religioso era stato istituzionalizzato da parte dello Stato, che aveva fatto sì che le moschee perdessero alcune delle loro peculiarità; per esempio, la moschea al-Zaytuna era stata privata del suo tradizionale ruolo didattico.

Successivamente, con Ben Ali, le moschee erano passate sotto il controllo degli apparati di sicurezza statali, gestiti dal primo ministro e dal partito del governo. La problematica della sicurezza si era poi inasprita a partire dagli anni Novanta, quando gli islamisti, e nello specifico il partito Ennahda, erano stati accusati di terrorismo e di attentare alla nazione.

Nella fase post-rivoluzionaria, la caduta del regime di Ben Ali e il conseguente caos istituzionale degli apparati di sicurezza, ha reso le moschee facili bersagli per alcuni partiti politici.

Rilevante è anche che, dal marzo del 2011, il governo aveva promulgato l’amnistia generale e di tale provvedimento avevano beneficiato anche i salafiti jihadisti, sostenitori della linea di pensiero del ritorno al naturale ruolo delle moschee, le quali, secondo loro, avrebbero dovuto esercitare il controllo sugli affari del popolo e dello Stato.

Quindi, la complessa operazione avvenuta fra il 2011 e il 2013 ha riguardato il controllo di alcune moschee, in particolare nel cuore della capitale tunisina, come la moschea Fatah o addirittura la moschea al-Zaytouna, storicamente conosciuta per il suo ruolo simbolico e culturale.

Nel preambolo della Costituzione tunisina, viene sancita l’adozione dell’islam moderato e l’apertura verso le altre culture, mentre all’art. 6 si afferma che lo Stato è il garante della religione, come se il costituente avesse voluto lasciare intendere quanto la sfera religiosa sia colma di pericoli che richiedono la presenza dello Stato.

A fine giugno 2015, il primo ministro Habib Essid ha dichiarato che 80 moschee in Tunisia sono “fuori dal controllo dello Stato”. Ci si potrebbe domandare, pertanto, come mai nel gennaio 2015, secondo alcuni documenti ufficiali relativi alle strategie da adottare contro il terrorismo, le moschee a rischio risultassero essere soltanto 25.

Quindi, tale numero varia in base alla percezione del governo di tale problematica: per esempio, secondo Mehdi Jumaa, l’ex- primo ministro, la moschea di Maskin e la moschea di Sidi Abdelhamid a Sousse, frequentata dal portavoce ufficiale del partito al-Tahrir, pur se gestite dai salafiti jihadisti, rientravano comunque fra le moschee controllate dallo Stato.

Invece, il governo di Habib Essid, ad oggi, identifica nella categorie di moschee a rischio tutte quelle in cui la nomina degli imam non sia stata deliberata dallo Stato, o dove esercitino imam che incitano alla violazione della legge o, ancora, quelle costruite illegalmente, e questo giustificherebbe tali discrepanze.

Come indicato in un documento ufficiale rilasciato dal governo nel gennaio 2015, in Tunisia i luoghi destinati alle funzioni religiose sono luoghi fragili, caratterizzati da una certa vulnerabilità che lascia le porte aperte al caos e all’illegalità; sono luoghi non immuni a diversi tipi di minacce e infiltrazioni, soprattutto di derivazione salafita.

Il problema dei governi che si sono susseguiti è dato dall’incapacità di condurre la sfera religiosa all’interno della costruzione di un progetto nazionale, così da impedire le infiltrazioni da parte di cellule terroristiche, di partiti che vogliono politicizzare il fattore religioso, e da parte di soggetti esterni che estorcono denaro illegalmente al fine di radicalizzare modelli di cultura religiosa estranei alla società.

Mongi Khadraoui è un giornalista tunisino e Segretario generale del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Tunisini (SNJT).

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