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Passaggi: “Il vicolo del mortaio” di Naguib Mahfouz

egitto mahfouz
egitto mahfouz

Ormai più di un anno fa, uno dei miei primi articoli, era dedicato a questo genio, pietra miliare della letteratura araba, l’egiziano Naguib Mahfouz. Oggi vorrei far capire a quanti di voi non hanno ancora avuto il piacere di leggerlo, la reale potenza delle parole di questo autore. Per farlo ho scelto l’incipit di uno dei suoi romanzi più famosi, “Il vicolo del mortaio”. In pochissime parole, infatti, Naguib Mahfouz riesce a calare il lettore in mezzo a quel vicolo, a far vedere la bellezza che fu e la realtà nostalgica.

Il Vicolo del Mortaio, come si vede ancora da molti segni, è stato una delle meraviglie dei secoli passati e un tempo ha brillato come un astro fulgente nella storia del Cairo.

Quando? All’epoca fatimita, oppure a quella dei Mamelucchi o dei Sultani?

Lo sanno solo Dio e gli archeologi… si tratta in ogni caso di una preziosa antichità.

Né potrebbe essere altrimenti, dal momento che il suo selciato scende direttamente fino alla grande e storica Sanadiqiyya e che lì c’è un caffè, il caffè Kirsha, con le pareti coperte di arabeschi variopinti. Ma questo, si sa, appartiene al passato.

Ora tutto è diroccato, in rovina.

I forti aromi delle erbe medicinali di un tempo hanno lasciato il posto ai profumi di oggi e a quelli che verranno, ma il Vicolo continua a vivere quasi isolato dal mondo che gli scorre attorno, a risuonare di un’esistenza propria, profondamente legata alle radici della vita, e a conservare i segreti del passato.

Buona lettura!