I Blog di Arabpress Mille e una pagina Turchia

Passaggi: “Il palazzo delle pulci” di Elif Shafak

JRA_ELIF_SHAFAK_014.jpg

Questo romanzo dell’autrice turca si incentra sulla vita passata e presente di un palazzo a Istanbul. In questo passaggio, a parlare è l’inquilina dell’interno 1, Meryem e ci racconta con una suggestiva metafora le tempistiche della fede.

La fede, come l’orario dei treni, è un fatto di organizzazione del tempo. Nella stazione ferroviaria l’imponente orologio rotondo color avorio segna con i suoi rintocchi il trascorrere delle diverse ore della vita umana. Il treno parte a orari precisi. C’è una sola partenza prima di mezzogiorno: vi salgono coloro che hanno interiorizzato il sistema di fede quand’erano ancora bambini. C’è poi un altro treno che parte nel pomeriggio, e trasporta i passeggeri inquieti dell’adolescenza. Dopo questo bisogna attendere fino a sera. Solo allora, quando i primi insistenti rimorsi fanno capolino nella vita delle persone, e ci si rende conto dell’impossibilità di riparare gli errori del passato; quando anche i nidi più solidi iniziano a vacillare, e intervengono le prime serie complicazioni di salute, il treno parte per la terza volta. Per motivi ignoti, i passeggeri di questo treno salgono a bordo solo all’ultimo minuto. Quindi, all’approssimarsi della mezzanotte, dopo seri interventi chirurgici e quando il confine tra la vita e la morte si è ormai fatto labile, partono altri due treni, uno di seguito all’altro. Si dà il caso che questi siano i più affollati. Senza fare sosta in nessuna stazione, essi vanno direttamente a Dio sull’espresso del pentimento e della contrizione. A differenza dei passeggeri diurni, quelli notturni, per non rischiare di perdere l’ultima possibilità, si presentano sul binario anche troppo presto. Quindi, dopo una lunga attesa che si conclude quando l’orologio suona la mezzanotte e il cerchio si chiude, da questa folla brulicante si distacca e resta indietro solo un pugno di irriducibili atei.

da “Il palazzo delle pulci” di Elif Shafak