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Palestina: verso una riconciliazione con Abbas?

Mahmoud Abbas
Mahmoud Abbas
I mesi scorsi hanno fatto sperare in una riconciliazione in Palestina e risoluzione alla situazione della Striscia di Gaza. Ma presto la realtà ha sfatato ogni mito e illusione.

Di Mu’in Al-Tahir. Al-Araby al-Jadeed (17/09/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

L’ultima visita del leader del movimento palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, al Cairo ha fatto sperare nella possibilità di una riconciliazione con il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, quando ha annunciato la propria disponibilità a risolvere la questione relativa al comitato amministrativo istituito al fine di gestire la situazione nella Striscia di Gaza. Queste parole hanno fatto pensare ad una riunione al Cairo in cui veranno discussi temi quali la risoluzione palestinese e la formazione di un governo nazionale unitario insieme all’abolizione di sanzioni sulla Striscia di Gaza.

Ma si è presto percepita la farsa dietro a quanto detto. Emergono infatti altre circostanze che ostacolano il processo, tra cui soprattutto l’illusione che si avverte nella Striscia di Gaza di una riconciliazione tra il movimento Hamas e Muhammad Dahlan – leader di quella “Fazione di Risoluzione” nata da un accordo tra Hamas ed Egitto per bloccare l’assedio e affermare la divisione del potere. Allo stesso modo, la riapertura del valico di Rafah e l’incremento di energia elettrica sulla Striscia di Gaza da parte egiziana non hanno tovato una risposta concreta. Si è voluto invece porre l’accento sulla persona di Dahlan (figura fondamentale nella politica palestinese) per far sperare in un raggiugimento dell’intesa apparsa come un accordo internazionale.

Chi conosce la questione a fondo sa bene le difficoltà dell’attuazione di un’intesa. La fine dell’assedio di Gaza non può essere una decisione esclusiva del regime egiziano, né tantomeno quest’ultimo può decidere di aprire il valico di Rafah.  Esistono infatti altri accordi che limitano tali condizioni e che rimandano all’occupazione sionista e alla presenza delle guardie del presidente palestinese. Israele non permetterà l’aperura dei confini come stabilito con l’Egitto e questo vuol dire la perdita di controlli di sicurezza ai confini. A tutto ciò si lega un’altra questione spinosa che comprende il tema della riconciliazione comunitaria che avanza a passi lentissimi.

In altre parole, ciò che è emerso nei mesi scorsi è stato il tentativo di rafforzare la posizione dei sostenitori di Dahlan dinanzi ad Abbas, di migliorare le relazioni tra Hamas e Egitto nell’ambito del quadro di sicurezza; è stata avvertita l’abilità araba di intraprendere qualsiasi misura relativa alla fine dell’assedio su Gaza senza approvazione israeliana ed è stata riproposta una riconciliazione con la cerchia di Abbas che fino ad ora non ha mostrato alcun progresso. Nella realtà, anche se venisse formato un nuovo governo, la situazione attuale – alla luce della perdita di una visione politica unitaria e della mancanza di un progetto nazionale palestinese – rimarrebbe così com’è.

 

Mu’in al-Tahir è scrittore e ricercatore palestinese. Ex membro del Consiglio Rivoluzionario del movimento Fatah e del Consiglio Supremo Militare per la Rivoluzione Palestinese.

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