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Palestina: polemiche sull’identità del film “5 Broken Cameras”

5 broken camerasAl Quds al Arabi (25/02/2013). La pellicola “5 broken cameras” sulla resistenza popolare palestinese in  Cisgiordania, candidato all’Accademy Award come miglior documentario, sta affrontando numerose inusuali critiche circa la sua identità che alcuni hanno etichettato come “israeliana”, avendo il documentario ricevuto un finanziamento dallo stato ebraico.

Il film diretto dal palestinese  Emad Burnat e dall’israeliano Guy Davidi, racconta la storia della resistenza del villaggio  Bil’in, diventato ormai modello esemplare della resistenza dei villaggi palestinesi situati vicino alla barriera di separazione costruita da Israele in Cisgiordania; muro che ha portato e sta portando alla confisca delle terre del villaggio a beneficio dell’insediamento ebraico Modiin Illit.

Dopo l’annuncio della nomination all’Oscar, il film ha ricevuto una nomination come miglior documentario, insieme ad un’altra pellicola israeliana. Questa notizia ha spinto i media israeliani a rivendicare la ” cittadinanza” dei due film in concorso attraverso l’account di Twitter dell’Ambasciata Israeliana negli Stati Uniti dove si leggeva ” Due film israeliani sono candidati per il premio per il miglior documentario degli Oscar”. La seguente dichiarazione è stata seguita da un articolo del Times che sottolineava i successi del cinema israeliano.

Il regista palestinese Emad Burnat ha dichiarato che crede che questa manovra sia solo un “tentativo maligno” per danneggiare il film. “Non può essere israeliano un film che parla del tentativo di Israele di distruggere la Palestina, attraverso l’acquisizione del suo territorio” ha detto Burnat.