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Operazione Scudo dell’Eufrate: il Vietnam turco

Di Yusuf Kanli. Hurriyet Daily News (26/08/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Quali sono le motivazioni dietro all'”Operazione Scudo dell’Eufrate” lanciata dalla Turchia? Potrebbe considerarsi, come molti commentatori occidentali l’hanno considerata, una copertura per attaccare i curdi siriani? Oppure la Turchia sta solo cercando di assicurare una zona sicura per i rifugiati proprio sul suo confine, respingendo al contempo il suo peggior nemico di tutti i tempi – Daesh (ISIS)? O ancora, lo scopo dell’operazione potrebbe essere quello di evitare che i curdi siriani si congiungano con l’enclave curda di Afrin (nord di Aleppo), che sarebbe per loro un altro passo verso la formazione di uno Stato indipendente?

Sia Washington che gli alleati europei erano contrari a questa mossa da parte di Ankara, poiché temevano che una volta entrata in Siria sarebbe stato difficile far tornare la Turchia sui suoi passi. Anche la Russia, grande sostenitrice del regime Assad in Siria, è contraria alla decisione turca, in quanto teme che possa apportare cambiamenti sfavorevoli agli interessi russi nella regione. L’Iran, da parte sua, dubita che una simile mossa possa aumentare il peso del ruolo della Turchia in Medio Oriente.

Tuttavia, l’ossessione principale di russi, americani ed europei consisteva nel timore che la Turchia potesse utilizzare questa campagna per mascherare un’operazione contro il Partito dell’Unione Democratica siriano (PYD) e le sue Unità di Protezione Popolare (YPG), che Ankara considera un’estensione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), partito separatista e clandestino considerato terrorista. Di certo, il peggiore incubo dei leader turchi è quello che i curdi siriani usino il loro ruolo nella lotta contro Daesh per raggiungere la formazione di uno Stato indipendente. Quest’eventualità ostacolerebbe molto Ankara nel limitare le mire secessioniste della popolazione cruda in Turchia, sopratutto considerando la situazione nel nord dell’Iraq.

Quindi, l’incursione turca in Siria era mirata ad evitare la formazione di uno Stato curdo? Ovviamente non ci si aspetta che la Turchia permetta ai curdi, o a qualsiasi altro popolo, di ricavare uno Stato sul territorio turco. Ad ogni modo, le dimensioni e l’obiettivo dell’incursione turca sono stati alquanto eloquenti circa le intenzioni di Ankara: fare tutto il necessario per salvaguardare gli interessi e la sicurezza nazionali, soprattutto dopo l’attacco a Gaziantep, dove 54 persone hanno perso la vita.

In fine dei conti, Ankara ha ricevuto un tacito sostegno da tutte le parti alla sua operazione, un’operazione ben pianificata e dal tempismo perfetto. Tuttavia, se la Turchia dovesse estendere gli obiettivi della sua operazione e non dovesse riuscire a tirarsene fuori in tempi brevi, la Siria potrebbe diventare il suo Vietnam.

Yusuf Kanli è un giornalista ed opinionista turco.

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