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Una nuova politica giordana in Siria?

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Strategia militare, dichiarazioni ufficiali e operazioni sul campo lasciano presagire l’inizio di una nuova era dei rapporti siro-giordani

Di Hussein Abd el-Aziz. Al-Hayat (17/05/2017). Traduzione e sintesi di Emanuele Uboldi.

Negli ultimi anni la Giordania si è tenuta a debita distanza dalle vischiosità della guerra siriana: l’obiettivo della sua politica è stato la moderazione, in linea con la posizione araba e internazionale circa il regime siriano (senza però recidere completamente i legami con la Siria) e in supporto dei ribelli nel sud della Siria (senza però oltrepassare i confini internazionali). Tutto ciò grazie anche alla collaborazione, a volte celata, a volte palese, con il regime siriano.

Finora, la Giordania ha tenuto una politica coerente nel sud della Siria: ha impedito che sfociassero conflitti che potessero portare alla fuga di decine di migliaia di persone, attraverso il controllo e il supporto ai ribelli, così da tenere lontani dal confine giordano le organizzazioni terroristiche, l’esercito siriano, Hezbollah e le forze iraniane.

Le relazioni siro-giordane si sono notevolmente irrigidite dopo le dichiarazioni sul destino di Assad che re Abdallah II ha rilasciato al Washington Post lo scorso 6 aprile: “Il buon senso ci dice che chi è stato la causa di un tale spargimento di sangue è molto probabile che esca di scena”. La risposta siriana non si è fatta attendere, anche se il caso politico è scoppiato con la dichiarazione del portavoce del governo giordano Mohammad al-Momani, che ha invitato Assad “a valutare l’importanza di dare una speranza al proprio popolo e conquistare la stabilità del proprio Paese invece di muovere accuse”, un tono decisamente diverso da quello moderato tenuto fino ad ora sulla crisi siriana.

Naturalmente, queste dichiarazioni non rispecchiano un cambio di posizione da parte della Giordania: il re ha chiesto, fin dall’inizio della crisi, che Assad si facesse da parte. Si può capire la rabbia di Damasco se alle dichiarazioni del monarca hashemita si uniscono le indiscrezioni sulle operazioni anglo-americane con le forze locali effettuate vicino al confine tra Siria, Iraq e Giordania, da un lato, e la “Dichiarazione di Hawran” dall’altro, che richiede (per essere risolta) una centralizzazione nella gestione del sud del Paese. Per quanto Amman abbia escluso immediatamente la possibilità di un’incursione terrestre, Momani ha specificato che questa potrebbe avere luogo qualora la Giordania fosse costretta a difendere i propri confini.

Tutti gli indizi portano a pensare che ci sia del fermento militare nel sud della Siria e non è più un segreto che ci sia una concentrazione anglo-americana nel sud e sud-est siriano. L’idea anglo-americana mira a raggiungere due obiettivi principali:

  • Sistemare la questione dell’Esercito Khalid ibn al-Walid (seguace di Daesh, n.d.t.) che imperversa a ovest di Dara’a, nella regione di Yarmouk
  • Completare l’accerchiamento di Daesh entro la zona di confine tra Siria, Iraq e Giordania

Ed ecco perché il regime siriano ha lanciato una vasta operazione che dal deserto punta ad At-Tanf (un centro d’addestramento di forze speciali anglo-americane vicino al confine tra Iraq e Giordania, n.d.t.) per tagliare la strada agli USA. L’obiettivo americano è di evitare che le forze siriane e russe si avvicinino al confine giordano, motivo per il quale Washington concede una concentrazione di forze siriane e russe solo nella zona di Palmira.

Il ruolo giordano in questo piano è di estrema importanza proprio per le sue relazioni con i ribelli del sud e sud-est, così da innalzare un muro contro Daesh grazie alla cooperazione tra clan. Inoltre, le forze giordane sono in grado di distinguere le fazioni ribelli dal regime siriano per identificare le forze sul terreno e affidargli un compito di controllo, oltre alla separazione delle quattro zone di sicurezza (Idlib e alcune zone di Aleppo, Laodicea e Homs, n.d.t.).

Di fronte a questi fatti, sembra che la tregua che governava le relazioni tra Siria e Giordania sia nella sua fase calante e che una nuova stagione stia per avere inizio.

Hussein Abd el-Aziz è un giornalista siriano. Laureato in filosofia all’Università di Damasco, scrive per diversi giornali arabi, oltre alla carriera televisiva in Palestina e Siria.

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