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Una nuova agenzia per i nuovi rifugiati arabi?

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Campo rifugiati di Za'atari, Girodania
Guardando soprattutto al caso siriano, ci si chiede chi si occuperà dei milioni di rifugiati e sfollati prodotti dal conflitto

Di Adel Suleiman. Al-Arabi al-Jadeed (05/01/2017). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Circa 70 anni fa, la risoluzione 194 delle Nazioni Unite istitutiva la UNRWA, l’L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente. Da allora, il numero di rifugiati palestinesi è salito da 70.000 a oltre 5 milioni. La UNRWA si occupa di emettere documenti, registrare l’identità dei rifugiati, fornire servizi base, come l’assistenza medica e l’istruzione. Ma l’esistenza dell’UNRWA è importante soprattutto perché è la conferma che i palestinesi hanno diritto di tornare alla loro terra, per quanto sembri difficile.

Pensando alla questione dei rifugiati palestinesi oggi, ce n’è un’altra che sembra essere assente: e i nuovi rifugiati arabi? Ci sarà qualcuno a registrarli? Ci sarà qualcuno che fornirà loro cure e servizi? Chi potrà garantire la preservazione delle loro identità? Sono decine le domande relative alla problematica e nessuno sembra capirne la gravità, soprattutto oggi che assistiamo allo sfollamento di milioni di famiglie arabe all’interno e all’esterno della regione.

Probabilmente la Siria è l’esempio più lampante, dove la guerra si è lasciata alle spalle città completamente distrutte, Aleppo per ultima. Qui, gli sfollamenti sono avvenuti a causa dei bombardamenti e dei massacri perpetrati dalle varie parti coinvolte nel conflitto. Secondo dati emessi da Amnesty International lo scorso febbraio, ci sono circa 5 milioni di rifugiati siriani che vivono in Turchia, circa 1 milione in Libano e intorno ai 700.000 on Giordania, 230.000 in Iraq e 120.000 in Egitto. Questi numeri, poi, potrebbero non corrispondere alle cifre reali, se si considerano inoltre i migliaia di rifugiati che sono fuggiti verso l’Europa e l’America. Per loro, non c’è altro rifugio se non i campi profughi.

C’è bisogno di una nuova UNRWA per assistere questi nuovi rifugiati arabi e per tutelare i loro diritti? Se sì, a chi potrebbe essere affidata la creazione di un’agenzia simile? Le Nazioni Unite hanno lasciato che le potenze internazionali si occupassero della crisi siriana, come dimostrato dal fatto che la recente tregua è frutto di un accordo tra Mosca e Ankara. Russia e Turchia hanno anche indetto la conferenza di Astana, in Kazakistan, a migliaia di chilometri dalla sede dell’ONU.

Lasceremo il destino dei rifugiati nelle mani di queste potenze? La Lega Araba – che non ha idea di cosa faccia, nonostante il suo enorme potenziale – giocherà un ruolo nel risolvere quella che sembra una seconda Nakba? Chi potrà garantire il ritorno alle proprie case a milioni di nuovi rifugiati arabi? Finiranno per essere come i milioni di rifugiati palestinesi costretti a passare la loro vita in campi profughi?

Tante domande, ma poche risposte. Qui non si tratta di rifugiati, ma si tratta di popoli i cui diritti sono stati violati da regimi autoritari e che dovranno combattere per riavere la loro libertà e imporre la loro volontà. Solo allora non ci saranno più rifugiati in cerca di una nuova UNRWA, ma popoli arabi liberi che vivono nella loro terra.

Adel Suleiman è uno scrittore e ricercatore egiziano.

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