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“Non credo alla democrazia nel mondo arabo”

Lo scrittore algerino Sansal Boualem
Lo scrittore algerino Sansal Boualem
Lo scrittore algerino Sansal Boualem

Di Hicham Tasammart. Traduzione e sintesi di Valerio Masi.

Un fiume in piena contro gli intellettuali arabi e la primavera araba: è questo il quadro che emerge dall’ultima intervista a Sansal Boualem, noto scrittore algerino. Durante la lunga intervista vengono infatti toccati numerosi temi, tra cui il “silenzio” degli intellettuali arabi contro l’avanzata di gruppi sempre più estremisti (ad esempio, i Fratelli Musulmani in Egitto). Sempre più spesso gli intellettuali si trovano a fare i conti con prigioni, arresti e limitazioni, e molti finiscono per seguire la “linea del governo”.

Secondo lo scrittore, la forza di questi movimenti che incitano ad un ritorno all’Islam è da ricercarsi anche in cause economiche: la voglia di ricercare la felicità e la possibilità di vivere in pace collide con l’alto tasso demografico, le risorse naturali che scarseggiano e l’economia in crisi. A questo si aggiunga che capitalismo e comunismo hanno fallito ed ecco che la scelta per i Paesi musulmani si riduce all’unica scelta disponibile, ovvero l’Islam, come accaduto in Egitto.

Inoltre, Sansal ha espresso i suoi dubbi e le sue paure sulla crescente islamizzazione di numerosi Paesi, e soprattutto sugli anni a venire, che porterà serie minacce a livello dell’integrazione: gli immigrati saranno sempre più “radicali”, supportati nei loro Paesi di origine da Stati che controlleranno gli imam, daranno lezioni solo in arabo e aumenteranno il ritmo di costruzione delle moschee.

Contemporaneamente la colpa sarà da ricercarsi anche negli Stati europei, che per decenni hanno ricevuto nei loro palazzi presidenziali criminali come Gheddafi solo ed esclusivamente per riuscire ad ottenere accordi commerciali con il vasto bacino di utenza rappresentato dai mercati arabi.

Infine, alcune parole sulla “primavera araba”, che da movimento rivoluzionario quale era considerato si è trasformata in una “ventata di rabbia”: “Non credo alla democrazia nel mondo arabo e musulmano: essa non vedrà la luce finché gli intellettuali non si riuniranno per lavorare insieme per cambiare la società e i partiti politici”.

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