Egitto Zoom

Non bisogna ignorare i problemi dei copti egiziani

Di H. A. Hellyer. Al-Arabiya (06/01/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

Scrivere di comunità demograficamente minori non è sempre facile, dato l’ambiente in cui queste spesso vivono. Nonostante ciò, all’inizio del 2015 e alla vigilia del natale copto, è tempo di dar voce a tale impulso.

Nell’ultimo decennio il sentimento anti-musulmano è cresciuto sempre di più. In un’atmosfera così esacerbata, può essere difficile fare delle critiche pubbliche ad importanti membri di queste comunità per paura che possano essere utilizzate con fini differenti. Queste critiche sono necessarie, ma è importante essere prudenti per evitare di rafforzare una narrativa xenofoba radicale.

Questo delicato equilibrio è difficile da tenere in mente non solo quando si parla della comunità musulmane europee, ma anche per quanto riguarda le comunità arabe cristiane, per esempio. Per prenderne una, la comunità cristiana egiziana negli ultimi anni è stata spesso alla ribalta per le posizioni politiche problematiche e poco lusinghiere dei suoi leader. Al di là della validità o meno dei loro argomenti, non è saggio da parte di un’istituzione religiosa assumere una posizione di parte, soprattutto quando si tratta di questioni politiche di grande rilevanza.

Indubbiamente, la discussione di questi argomenti avviene in un momento in cui il settarismo contro i copti egiziani è una minaccia reale e i discorsi in aumento di vari e insidiosi predicatori anti-cristiani e pro-morsi sta incredibilmente danneggiando la coesione sociale dell’Egitto. La critica contro la Chiesa può, quindi, avere luogo senza cadere nella trappola di rafforzare e incitare un ulteriore settarismo contro i cristiani? Molti copti sono spesso tra i più attivi nel criticare il loro clero quando si intromette nelle questioni politiche, se considerano l’intervento negativo.

È sempre difficile parlare di una minoranza che non è completamente accettata da tutti i settori della società di cui fa parte. Ci sarà sempre un contesto che dovrà essere tenuto a mente. Ma se è vero che considerare il contesto è vitale, le critiche contro le istituzioni e gli individui di quelle comunità rimangono necessarie. Ci deve essere un modo per criticare senza alimentare il bigottismo. Altrimenti, corriamo il rischio di nascondere i problemi sotto il tappeto, dove probabilmente verranno usati ed abusati anche in modo peggiore dai bigotti.

H. A. Hellyer è un socio non residente della Brookings Institution, dell’istituto della Royal United Services e della Harvard University Kennedy School.

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