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New York: premiata Nadia Zouaoui per un documentario sull’islamofobia negli Stati Uniti

20129481130397580_20El Watan (17/09/2013). La documentarista algerina-canadese Nadia Zouaoui, ha ricevuto il premio per il suo documentario Fear, Anger and Politics  (Paura, rabbia e politica) al Festival Internazionale del film di Harlem (New York) perché considerato il miglior documentario nella categoria “Mondo”.

Racconta l’ascesa dell’islamofobia negli Stati Uniti dopo gli attentati del World Trade Center. Il documentario è stato realizzato per il canale qatarino Al jazeera Documentary.  Prende le mosse dal rapporto Fear Inc del Think Tank Centre for american progress e dal libro Patriot Acts, storie di ingiustizie post-settembre 2001 e racconta la storia di tre musulmani americani vittime “collaterali” della guerra contro il terrorismo,. Punta i proiettori sul modo in cui funzionano le reti islamofobe negli Stati Uniti e dell’influenza che queste hanno avuto anche sul terrorista di estrema destra norvegese  Anders Behring Breivik.

« Ero un pò nervosa perché dovevo presentare questo film a New York l’ 11 settembre …ma l’America è una grande democrazia che lascia almeno credere a un’illusione di libertà. Grazie a tutta la squadra e alla comunità algerina di New York », ha sottolineato Nadia Zouaoui sulla sua pagina FB.

Un’altra piccola rivincita per questo film che subisce l’oscuramento da parte delle tv del Quebec e canadesi dalla sua uscita l’11 settembre 2011 ma che malgrado questo ha ottenuto molti riconoscimenti.  Questa distinzione coincide con quello che succcede nella provincia del Quebec. Il governo minoritario del Partito del Quebec, storicamente socialdemocratico ma che, secondo gli osservatori, è diventato decisamente di destra, vuole proibire il velo che alcune musulmane portano nei luoghi pubblici della provincia, anche se sono pochissime a farlo. Vuole proibirlo anche nelle scuole, negli asili, nelle università e negli ospedali. Una lesione alla libertà religiosa che si pone in contrasto con una tradizione di apertura nord-americana.

Questa misura è stato denunciata da diversi intellettuali del Quebec e  va braccetto con il progetto di una Costituzione dei valori del Quebec che sembra trovare una eco in chi è ostile all’immigrazione. I commenti sui siti di informazione inquietano i musulmani del Quebec. Un’algerina ne ha già fatto le spese ricevendo insulti in un centro commerciale perché portava il velo.

 

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Chiara Cartia

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  • Una legislazione che preveda deroghe alle regole generali per andare incontro a riti e usanze religiose, abbandona necessariamente il principio dei diritti individuali.
    Le religioni, tutte, in diverso modo, calpestano i diritti individuali in nome di un “superiore” diritto collettivo. Questo è un principio che bene si accorda con i regimi totalitari, non con le democrazie laiche.
    Sarebbe necessario e urgente che le democrazie laiche intendessero l’imprescindibilità di questo principio, senza il quale si abdica automaticamente alle prigioni fondamentaliste.
    Senza una assunzione universale, da parte delle democrazie laica, del rifiuto di assumere deroghe collettivistiche ai principi di diritto individuale, le nostre democrazie si renderebbero complici della violazione sistematica dei diritti dell’uomo da parte delle organizzazioni religiose.

    Potrebbe essere questa l’ultima chiamata. Tutte le faticose e preziose conquiste umanitarie ottenute a partire dell’illuminismo, stanno evaporando a causa della irresistibile ascesa di un virulento fondamentalismo di ogni religione, non solo quella islamica e quella cristiana.