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Netanyahu negozia con Khamenei

Zoom 23 ott IsraeleDi Zuhair Kseibati. Al-Hayat (17/10/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Il primo ministro israeliano Netanyahu non è un partecipante qualunque ai colloqui di Ginevra sul nucleare iraniano. Sembrava essere, infatti, il principale negoziatore di fronte ad un avversario che negli ultimi anni ha sostenuto di voler “cancellare Israele dalla carta geografica”, finché le sanzioni l’hanno convinto a ricorrere al “realismo” e alla “flessibilità eroica”.

Per Israele, l’Iran non può fare a meno di piegarsi poiché, aldilà delle dichiarazioni ufficiali di riavvicinamento con l’Occidente, la sua economia è in ginocchio a causa delle sanzioni internazionali. Se così non fosse, la Guida Suprema Khamenei non avrebbe invocato la flessibilità di quegli stessi eroi che per più di dieci anni sono stati così sfuggenti nei confronti degli europei e soprattutto del Grande Satana.

Netanyahu è l’unico ad essersi opposto al rapido alleviamento delle sanzioni, ma a prescindere dalle sue pressioni l’Occidente non esiterà a chiedere all’Iran di bloccare l’arricchimento dell’uranio al 20%, soglia che permetterebbe di fabbricare la bomba atomica. Per Teheran l’auspicio migliore è raggiungere un compromesso, benché non sia ancora chiaro se il gruppo dei 5+1 sarà disponibile a legare un eventuale accordo sul nucleare ad una serie di intese sulla sicurezza regionale o all’assegnazione di un ruolo di contenimento delle ripercussioni della primavera araba – guerre settarie, terrorismo e violenza generalizzata.

Alcuni Paesi europei, infatti, si mostrano inflessibili nei confronti delle intenzioni iraniane e dubitano delle capacità di Khamenei di gestire la Guardia Rivoluzionaria. Inoltre, condividono con Israele i timori per la nuova corsa americana alla normalizzazione dei rapporti con una potenza che non molto tempo fa veniva apostrofata come “sponsor del terrorismo globale” e “garante dell’asse del male” a livello regionale.

Qualunque sia il travagliato percorso della Repubblica Islamica, che ora viaggia sul treno del riavvicinamento al Grande Satana, è chiaro che sta cercando di imparare dalla lezione siriana. Invece di negoziare solo contro tutti sulla proliferazione nucleare o di arrendersi allo smantellamento dei suoi impianti, l’Iran punta ora ad entrare nel club del “nucleare pacifico”. In questo modo si guadagnerebbe la fiducia dell’Occidente e Israele non sarebbe l’unica potenza egemone in mezzo allo sfacelo della primavera araba.

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