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Nella corsa presidenziale in Egitto, la cultura è come assente

di Amir Zaky  (Egypt Independent 17/05/2012) – Traduzione di Claudia Avolio

Con tutto il bailamme alzato intorno a queste elezioni, poco o nulla è stato detto o fatto dai candidati per mettere in risalto questioni relative a una politica culturale. Tra i candidati di cui sono stati diffusi i programmi elettorali, alcuni ignorano tout court la politica culturale, mentre altri – quei pochi che la prendono in considerazione – fanno brevi e piuttosto generali affermazioni. In queste, c’è qualche discussione circa riforme istituzionali e censura, così come chiari riferimenti alla preservazione della potenza culturale dell’Egitto.

Amr Moussa, la cui campagna ha investito molto nel presentarlo come l’antitesi ai candidati islamisti, riserva appena una pagina delle sue 88 pagine di programma elettorale, ai dettagli circa una politica della cultura. Stando alla sua visione, sarà istituito un Consiglio per la Cultura e le Arti, ma non è chiaro se e come tale consiglio sarà o meno diverso dall’organo del ministero per la Cultura o del Consiglio Supremo della Cultura. Considerando che il ministero per la Cultura e le sue istituzioni sembrano spesso inserire valori e ideologie del potere in carica all’interno del processo di produzione culturale, sorgono domande circa la funzione di questo consiglio proposto da Moussa. Il resto del suo programma culturale è più retorico che di sostanza nelle sue proposte. Moussa promette che l’Egitto manterrà la sua posizione di fulcro centrale per le arti e la cultura, che ne libererà la creatività dalle tenaglie dei censori e che supporterà finanziariamente gli intellettuali. In una intervista col settimanale locale di cultura Akhbar al-Adab, Moussa ha fatto riferimento all’importanza della cultura e ha ben distinto a mo’ d’esempio la negligenza del regime nazista verso la cultura – secondo Moussa ciò ha contribuito alla sua caduta – e l’enfasi che diversi regimi francesi hanno dato alla cultura, che ne avrebbero consentito la prosperità.

Abdel Moneim Abouel Fotouh, che si è staccato dai Fratelli Musulmani per correre alle presidenziali, ha in serbo un programma culturale non molto dissimile in tal senso. La politica culturale è largamente assente fatta eccezione di alcune brevi e generali affermazioni circa l’incoraggiare iniziative culturali locali, supportare il talento nella letteratura e nelle arti e dare sostegno a ciò cui fa riferimento con l’espressione “arte colta”.

Hamdeen Sabbahi, candidato nasserista, ha presentato un programma elettorale in cui poco spazio è dato alla politica culturale – eccetto per i riferimenti a un progetto culturale per una rinascita in Egitto che lo aiuti a restare sul podio nella produzione culturale. Ahmed Kamel, uno dei consiglieri di Sabbahi, ammette che queste sono affermazioni generali, ma promette che un programma culturale completo sarà diffuso nei prossimi giorni. Kamel sottolinea che l’indipendenza della sfera culturale dovrebbe essere garantita dal Parlamento. Dice anche che il ministero per la Cultura ha bisogno d’essere ristrutturato per divenire un tramite tra lo Stato e i gruppi indipendenti, e in modo da porre maggior enfasi sulle prassi locali dei governatorati. Kamel riferisce come Sabbahi sia convinto che “i valori di fraternità della rivoluzione del 25 gennaio dovrebbero prevalere”. Enfatizza la necessità di proposte legate alla produzione cinematografica e televisiva, per le quali è lo Stato a dover farsi sponsor. La censura dovrebbe giungere dal popolo attraverso una commissione parlamentare. Quando si chiede al candidato come un parlamento prevalentemente islamista lavorerebbe per tutelare gli intellettuali dalle pratiche censorie, Kamel replica: “Dobbiamo accettare la democrazia fino in fondo”.

Mohamed Selim al-Awa non fa alcun riferimento, nel suo programma, alla politica culturale, anche se ha una formazione nel campo della produzione culturale. Tuttora presidente della Società Egiziana per la Cultura e il Dialogo, è anche autore di svariati libri sull’Islam. Hassan Kamal, manager della sua campagna elettorale, dice di lui che incarna bene la visione culturale ed educativa. “Dobbiamo rendere libera l’educazione e porla al centro della formazione dell’essere umano,” dice. Secondo Kamal nel programma elettorale c’è anche una connessione tra cultura e turismo, dal momento che la promozione del retaggio culturale è centrale nell’incoraggiamento del turismo. Kamal enfatizza la convizione di Awa secondo cui il settore culturale dovrebbe essere indipendente dall’autorità in carica. “Awa non imporrà una ideologia a discapito delle altre in Egitto,” dice in tal senso.

Mohamed Morsy, candidato dei Fratelli Musulmani, che proviene dal gruppo politico più organizzato del Paese, non fa cenno alla cultura.

Khaled Ali, candidato di sinistra, segue la tendenza del non fare riferimento nel proprio programma elettorale ad alcun tema culturale, eppure tra i suoi sostenitori ci sono proprio giovani intellettuali.

Per lo scrittore Mekkawi Said, questa visibile negligenza verso la cultura è problematica, soprattutto mentre il settore culturale sta affrontando crescenti attacchi. La condanna del famoso attore Adel Imam per insulti all’Islam nei suoi film è un dato rilevante. Ad ogni modo, Mekkawi Said dice che questi attacchi stanno aiutando gli intellettuali ad unirsi a dispetto delle loro differenze. “Speravo di trovare visioni dettagliate sulla cultura [nei programmi elettorali dei candidati], ma la cultura è come assente per via delle più urgenti questioni politiche e sociali,” dice lo scrittore Ibrahim Adel Mageed. Secondo Mageed i circoli intellettuali sono ristretti, rendendo poco probabile che i candidati si preoccupino delle loro esigenze.