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Il nay e il flauto nelle culture musicali extraeuropee, nel libro di Raffaella Santoro

Care amiche e amici di Arabpress,

avrete notato che dedico frequentemente spazio e attenzione a tematiche che ruotano intorno al Sufismo. Il Nay, o Ney a seconda delle lingue, cioè il flauto di canna, è lo strumento principe del Sufismo, con tutti i significati che gli vengono attribuiti. Pochi giorni fa abbiamo letto l’articolo che ho dedicato a Thoni Sorano, anch’egli molto interessato alla musica nel Sufismo, e abbiamo ricordato il nay nelle poesie del grandissimo mistico Rumi.

Oggi, come in un filo di continuità, vi propongo un libro di Raffaella Santoro, una bravissima musicista, flautista dai tanti e profondi interessi che spaziano dalla composizione all’area umanistico-pedagogica e non solo. Mi sono interessata a lei e l’ho contattata perché sono venuta a conoscenza di un suo e-book sul flauto nelle culture musicali extraeuropee, in cui uno spazio è dedicato anche al Nay.

In questo link sono visionabili i suoi lavori pubblicati e “Itinerari paralleli” è l’Associazione da lei fondata, e della quale chiediamo subito a Raffaella di raccontarci qualcosa. Raffaella, a te la parola!

R.: Ciao Cinzia e saluti a tutti! Sì, la “Associazione Editoriale Itinerari Paralleli – arte, musica, poesia, scienza” , nasce nel 2009 con l’intento di favorire percorsi culturali che abbracciano diversi settori (da qui il nome “Itinerari Paralleli”) proponendo attività in tutto il territorio nazionale. È possibile visionare i documenti relativi all’attività dell’Associazione sulla pagina Facebook.

C.: Come sei arrivata ad interessarti al flauto nelle culture extraeuropee?

R.: Quando il direttore del “Museo dello Strumento Musicale” presente nella mia città, Reggio Calabria, mi contattò per chiedermi di effettuare una catalogazione dei flauti presenti nel museo, non avevo ancora idea di ciò che in realtà avrei scoperto. La catalogazione era un lavoro da svolgere sull’organologia degli strumenti, cioè la semplice descrizione delle loro fattezze. Ma durante il mio percorso musicale e non, ho sempre cercato di scavare nel significato più profondo delle cose, senza fermarmi all’apparenza o alla superficie. Con questa prospettiva tutto ha assunto un altro aspetto, quello più intimo dell’introspezione personale, portandomi gradatamente ad un lavoro, questo libro appunto, in cui il flauto non è visto semplicemente come un pezzo di legno con dei fori ma come spunto per una ricerca molto più significativa e ad ampio raggio. Quindi come ho scritto, nella prefazione, “perché non utilizzare gli strumenti musicali come mezzi e strumenti per una ricerca interiore?”

C.: Parlaci del tuo libro ed in particolare di quella parte che riguarda il Nay.

Cinzia - intervista RAFFAELLA SANTORO in

R.: Il libro (che è un e-book) vuole offrire ai lettori delle occasioni, degli spunti di riflessione sulla simbologia attribuita al flauto in diverse tradizioni extraeuropee, quindi suscitare delle curiosità che ognuno potrà poi approfondire liberamente. Partendo dal flauto nasale e viaggiando attraverso popoli e culture si arriva ad una sintesi interessante che vede il flauto quale strumento privilegiato per approfondire pensieri di ordine spirituale-filosofico. Trame unificatrici di tali concetti che si snodano attraverso tutto il lavoro e fungono da filo conduttore appaiono essenzialmente due: l’idea di fiato-respirazione e l’idea della fase di costruzione dello strumento. Entrambe assumono per il Nay un mix ed un risvolto assolutamente unico. Per quanto concerne la respirazione, intesa come fiato ed alito di vita, troviamo traccia, già presso gli antichi Egizi, di numerose raffigurazioni in cui il simbolo dell’ankh (simbolo della vita) veniva dipinto in direzione del naso dei personaggi  per indicare come proprio attraverso la respirazione e il fiato sia possibile vivere e giungere anche a notevoli risultati di evoluzione e di miglioramento delle condizioni psico-fisiche-spirituali (cfr. per approfondimenti: Raffaella Santoro, “Tecniche di rilassamento per la performance musicale”, capitolo sulla respirazione). Per quanto concerne invece la costruzione propria dello strumento, è presente una forte simbologia che narra dell’ascesa umana che tende verso il Divino: ecco allora l’importanza del suonare il Nay ed utilizzarlo come veicolo di innalzamento spirituale.

C.: Raffaella per chi volesse leggere tutto il libro , come fare a reperirlo?

R.: L’e-book è reperibile in maniera molto semplice, infatti basta inviare un messaggio al profilo Facebook dell’Associazione Editoriale.

C.: Grazie e, per la gioia dei nostri lettori, grazie alla generosa disponibilità di Raffaella Santoro, autrice del libro, ecco per intero il paragrafo del suo libro che tratta del Nay. Come dice la stessa autrice, purtroppo estrapolare un paragrafo dal contesto intero, ossia da tutto il libro, non rende giustizia all’interezza del lavoro stesso e non mostra i vari collegamenti che corrono al suo interno. Per questo invito chiunque volesse approfondire e leggere il libro intero, a contattare l’autrice mediante il link sopra indicato.

Nel libro, anche nel paragrafo sul Nay, sono presenti dei collegamenti ipertestuali che qui è impossibile copiare. Per questo motivo, sempre d’accordo con Raffaella Santoro, vi offriamo alcuni link musicali che ho selezionato io per voi e che ci mostrano il Nay in azione, con tutto il fascino che ancora oggi esso può esercitare sui giovani.

Ecco il testo sul Nay, quindi, e a seguire alcuni link musicali.

Flauto arabo

Il flauto maggiormente in uso nelle contrade del Medio-Oriente è detto Nay (o Kawal). Tale denominazione, di origine persiana, adoperata tra l’Egitto e la Persia serviva ad indicare genericamente gli strumenti a fiato. Le origini del Nay (inteso come flauto) sono comunque molto antiche, infatti si riscontrano tracce dello strumento già a partire dal 3000 a.C..

Così come per il flauto cinese, anche il Nay svolgeva il supremo compito di diapason e in base alla sua intonazione venivano regolate quelle di tutti gli altri strumenti ad esso abbinati. Ma il risvolto più singolare di questo straordinario strumento è da ricercare nel simbolismo attribuito alla sua costruzione. Come spiegano alcuni moderni costruttori di Nay, ogni fase della lavorazione della canna, da grezza, rozza e sporca a rifinita, capace di produrre suono, rappresenta una tappa evolutiva dell’essere verso il suo cammino spirituale verso Dio. Così è interpretata, ancora oggi, la nascita di un Nay, dalla fase di pulitura della canna (liberazione dalle impurità) alla foratura che lo elegge a vero e proprio strumento (l’essere che diviene strumento di Dio).

Questo è un taqsim sul maqam Hijiaz, eseguito da Michael Ibrahim

Taqsim nay sui maqamat Hijaz, Bayati e Saba

La costruzione moderna di un nay

Ney, musica persiana

Ney, musica turca

 

Saluto tutti voi e ringrazio Raffaella Santoro, invitandovi a visitare la pagina facebook della sua Associazione. Al prossimo articolo!

Cinzia Merletti

 

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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