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‘-N-D & F-R-D, soggettività, resisti!

Marc Chagall - L'Uomo con la testa rovesciata, 1919
Marc Chagall – L’Uomo con la testa rovesciata, 1919

Avete presente quel modo di esprimere il verbo avere in arabo? Per dire “io ho” posso dire “presso di me è”, usando la preposizione ‘inda. Ecco, dovete sapere che la radice da cui viene questa piccola parola, ‘-n-d, ha il significato di “essere tenace”. Se leggiamo la terza forma del verbo ‘anada, che ha l’allungamento vocalico alla prima sillaba, ‘ānada, l’essere tenace diventa ancora più intenso: “resistere, opporsi”. Per ‘inād passano la resistenza e l’ostinazione. Ma ‘-n-d, ho scoperto, è anche una delle radici che esprimono il concetto di “soggettività” (‘indiyya), dunque qualcosa che è a stretto contatto con l’individuo. Individuo è una parola a cui sono molto legata, anche in italiano, perché essere un in-dividuo vuol dire non potersi dividere. Essere integro. In arabo questo stesso concetto che designa l’individuo è espresso dalla radice f-r-d, “essere una singola cosa”. Se fard è l’individuo, il singolo, farida in arabo viene chiamata una pietra preziosa.

Individuo, per la lingua araba sei uno. Sei raro. E la tua soggettività è tenace. Si oppone e resiste. ‘inda vi sembra ancora solo una piccola preposizione araba?

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Claudia Avolio

2 Comments

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  • Ironico…pensare che tra gli opinionisti è sempre più diffusa la convinzione che la mancanza di una coscienza individuale sia la causa prima del ritardo democratico di molti paesi arabi.
    Oltre che dello scarso rispetto dei diritti umani (le donne, quale soggettività? ), delle marcate diseguaglianze sociali, del fallimento delle principali forme di associazionismo civile e del persistere di lealismi figli delle grandi narrazioni collettive.
    Ma l’assenza della soggettività è sintomo anche della corruzione dilagante, della mancanza di senso civico, e soprattutto dell’assenza di un’idea di Stato, quell’entità che è suprema a tutte le divisioni, che ci permise a tutti di essere cittadini e non più subalterni, senza disitinzioni di ceto, razza, credo, tutti uguali e parimenti titolari di diritti e doveri. Sì, degli individui….

    Per fortuna c’è la lingua, che ci restituisce immagini idilliache e visioni incantate di una cultura non contaminata …facilitandoci forse quel lavorio di rielaborazione e di reinterpretazione di una realtà che forse ancora non riusciamo a capire, che ci è ostile, su cui continuiamo a proiettare le nostre illusioni di un mondo atavico e immutabile, quello arabo, che per qualche strano motivo resiste allo spietato incedere del tempo..

    • Della tua riflessione si sentiva e si sente un gran bisogno, grazie infinite. Per riallacciarmi a quello che dicevi, un anno fa avevo avuto modo di rifletterci e ne era venuta fuori una cosa dal titolo che suona pretenzioso ma che è in realtà semplice: “Orbite della coscienza araba: dall’odio di sé all’integrità dell’io”. Parlava proprio di questo, della soggettività come risorsa che rimescolava le carte in tavola. Mi aveva colpito la considerazione della giornalista egiziana Mona ElTahawy, quando diceva che uno dei meriti della rivoluzione era stato proprio quello di far sentire ogni persona un individuo, come hai spiegato bene tu, qualcuno che poteva fare la differenza. A distanza di un anno è bello continuare a rifletterci e trovare spunti come i tuoi riallena il pensiero: di nuovo grazie!!!

  • […] Testimonianza (2) #Arabo Flavia Cascarino: Mi è stato chiesto di rispondere alla domanda: perché ti piace la lingua araba? Bhe, non c’è una vera è propria risposta davanti alle passioni. Una volta che si comincia a studiare l’arabo è difficile tornare indietro, è una “specie di colpo di fulmine”. È una lingua che finisce per farsi amare anche da chi all’inizio è incerto. Non saprei ben dire quali sono le ragioni di ciò; forse perché è una lingua talmente diversa da qualunque altra siamo abituati a sentire, così ricca articolata e precisa, che stimola la nostra curiosità; forse perché i suoi suoni particolari e il caratteristico alfabeto inevitabilmente richiamano alla mente immagini fantastiche da “mille e una notte” facendo viaggiare la fantasia; forse perché è una lingua romantica: in arabo esistono almeno sessanta modi per dire ti amo, contrariamente a quello che si può pensare è una lingua dolcissima e chi studia arabo lo sa; forse diventa semplicemente una sfida con se stessi. Io ho iniziato a studiare l’arabo all’università e ho finito per restare talmente incantata da questa lingua, da volerne conoscere ogni segreto. C’è da dire che sono sempre stata affascinata dalla cultura araba e ben presto ho cominciato a capire che solo conoscendone il linguaggio puoi nutrirti di tutta la sua essenza. Chiunque abbia voglia di comprendere un po’ più a fondo il Medio Oriente in generale, deve necessariamente tenere in considerazione l’aspetto linguistico. ad ogni modo, per cercare di rispondere il più esaurientemente possibile alla domanda che mi è stata posta, vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo breve articolo, che spiega molto meglio di quanto sarei mai in grado di fare io la vera bellezza della lingua araba: http://arabpress.eu/n-d-f-r-d-soggettivita-resisti/ […]