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Intesa Mosca-Washington sulla Siria: la tregua non porta alla soluzione

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Di Wasfi al-Amin. As-safir (06/04/2016). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi.

La crisi siriana è entrata in una nuova fase: aumentano gli obiettivi, le divergenze e la confusione, in mezzo alle incertezze del post-Obama e la Russia che cerca di dirigersi verso una soluzione politica. Nonostante la tregua dichiarata, è noto a tutti che qualsiasi investimento politico nella regione è condannato agli sviluppi sul campo ed è troppo presto per parlare di una situazione di distensione. Se è difficile capire le intenzioni americane, a ciò si aggiungono le tese relazioni con la parte russa. Fa da sfondo un contesto in cui nessuna delle parti vuole assumersi la responsabilità di continuare il conflitto.

L’intervento russo in Siria ha aumentato il livello di preoccupazione occidentale e ha diviso i vertici dell’UE. Quest’ultima ha fallito nel tentativo di trovare una soluzione strategica a causa della sua incapacità di capire i piani russi. L’Europa è per la protezione dell’influenza e la sicurezza nazionale russa o per quella del presidente siriano e il suo regime? È per combattere Daesh (ISIS) o per riservare ai partner americani un posto nella ricerca di intese e opzioni per le fasi successive? O piuttosto è per limitare l’ingerenza degli alleati statunitensi nella regione? E i russi hanno bisogno di missili balistici e anti aerei per affrontare i gruppi terroristici? O si sta preparando a uno scontro diretto con la Nato?

In mezzo a questo clima di confusione, la crisi siriana potrebbe sfuggire di mano.

A differenza di quello che può sembrare, l’America sta lavorando sull’indebolimento dei negoziati di Ginevra, trasformandoli in sessioni di chiacchiere e perdite di tempo. Washington non chiede una soluzione alla crisi ma sta lavorando per contenerla. Non cerca neanche di eliminare i gruppi terroristici, ma lascia che il conflitto persista, tenendolo sotto controllo, fino a quando non si raggiungerà una soluzione che possa servire i suoi interessi. Diversamente dalla Russia, secondo cui occorre eliminare prima la minaccia terrorista, gli USA non accetteranno di eliminare Daesh senza abbattere anche il presidente Assad. L’obiettivo americano è quello di dividere la Siria in regioni simili e sta usando Ginevra per istituire un’autorità centrale che gestisca quei territori impedendo a Damasco di partecipare attivamente al processo decisionale. In questo modo cerca di istituire una regione sunnita a lei fedele che includa anche i curdi con il conferimento di un’entità che preservi la loro nazionalità.

Per quanto riguarda Mosca, non è possibile guardare al suo ruolo in Siria come una dimostrazione di forza o una nostalgia dell’Unione Sovietica. Si tratta di difesa della sua sicurezza e il ripristino di ciò che ritiene conveniente per lei. Mentre Washington vuole sottrarglielo. Nonostante gli sforzi di una possibile risoluzione politica in Siria, sappiate che i negoziati attuali non porteranno a nessuna soluzione. La cessazione delle ostilità ha disposto nuove regole per lo scontro, rafforzando la posizione russa sul tavolo dei negoziati. Quest’ultima si è resa conto della necessità di una tregua prima di un ulteriore peggioramento della crisi. Se il terrorismo è solo uno strumento di cui si serve la politica americana, la Russia esprime un pericolo imminente.

Ma gli Stati Uniti non hanno fretta di raggiungere una soluzione politica e rispettano la politica di attesa fino a quando arriverà il nuovo presidente alla Casa Bianca. È certo che le posizioni americane non riflettono i suoi apparati interni. Le scelte della sua diplomazia, infatti, non sempre rispecchiano i movimenti dell’Intelligence, ma anzi sono spesso in contraddizione. La Russia e l’asse dell’opposizione sanno che Washington sopporterà il peso e le conseguenze di qualsiasi eventuale ritiro russo dai negoziati. Per quest’ultime, c’è un altro possibile percorso da seguire oltre a Ginevra e Vienna, ossia la formazione di un blocco regionale che parte dalla Russia e i suoi vicini, passando attraverso la Siria senza escludere la formazione di gruppi terroristici. Uno schieramento globale fuori dal controllo statunitense che possa limitare il tentativo americano di contenere l’Iran e la Russia e diminuire il ruolo della Nato nella regione.

Wasfi al-Amin è un giornalista libanese.

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