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Morsi apre le porte dell’economia egiziana agli altri paesi arabi (e non solo)

di Marco Di Donato

 

Muhammad Morsi ha concluso anche il suo viaggio in Tuchia ed ora aspetterà che sia il primo ministro Erdogan a ricambiare la cortesia in Dicembre. Dopo aver deciso insieme a Tunisia e Libia di abolire i visti in modo da garantire una libera circolazione di uomini e merci fra i loro paesi, l’Egitto tenta la medesima apertura con la Turchia.

Secondo l’ambasciatore egiziano ad Ankara Abdul Rahman Salah, questo rappresenta il primo passo verso una sempre maggiore collaborazione fra Turchia ed Egitto, due paesi che se uniranno le loro forze riusciranno a giocare un ruolo di primo piano sullo scenario medio orientale. Ed allora la Turchia può ben prestare 1 miliardo di dollari all’Egitto con un tasso di interessi dello 0,6% se poche ore prima la diplomazia egiziana afferma di condividere ogni punto della posizione turca in merito alla crisi siriana. I due Paesi sembrano trovarsi in accordo su moltissimi punti di politica estera ed economica e sembrano pronti a creare una solida intesa per il presente, ma soprattutto per il futuro.

Tuttavia quella di Morsi si dimostra sempre più una politica multipolare che non si focalizza esclusivamente su un solo alleato. L’apertura alla Turchia non sminuisce gli importanti accordi di cooperazione con i Paesi del Maghreb e tanto meno fa credere a Morsi di poter fare a meno degli importanti investimenti occidentali. Secondo la European Bank for Reconstruction and Development dal prossimo Novembre si ricomincerà ad investire in Egitto, un Paese che, insieme alla Tunisia, dovrebbe essere pronto ad assorbire gran parte dei 200 miliardi di dollari che l’organizzazione internazionale sembra essere disposta a mettere sul piatto per l’area nordafricana. Ma il Cairo pare in grado di attirare anche capitali di investimento da aree geografiche più lontane come ad esempio la Malesia; per non parlare della Cina.

La strada imboccata da Morsi sembra essere quella di una diversificazione delle alleanze, soprattutto economiche, in modo da non essere legato ad un unico interesse ed avere conseguentemente maggiore spazio di azione rispetto al passato sul piano della politica internazionale.