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“Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” di Eric-Emmanuel Schmitt

monsieur ibrahim fiori corano
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ibrahim fiori corano copertinaMosè, detto Momo, è un ragazzino ebreo dall’indole ribelle che non vuole sottostare alle rigide regole di vita che gli detta suo padre, del quale peraltro non riconosce l’autorità.

Monsieur Ibrahim è l’”arabo” del quartiere, un droghiere vedovo che vive nel ricordo dell’amata moglie, dividendo la sua vita fra le merci della sua piccola bottega e la lettura del Corano.

Le vite di questi due personaggi si incrociano lungo le strade di un popolare quartiere parigino, palcoscenico delle prime esperienze amorose del giovane Momo, che ruba i soldi al padre per pagarsi il piacere con le prostitute di rue de Paradis, e la vita ripetitiva dell’arabo dal quale Momo si reca per la spesa quotidiana.

Da questi incontri nella drogheria, conditi di piccoli furti ad opera di Momo e accettati di nascosto da Ibrahim, nasce l’amicizia tra i due personaggi, le cui vite finiscono per intrecciarsi in maniera ineluttabile soprattutto quando il padre di Momo sparisce, abbandonando il figlio a se stesso.

Momo si lega sempre di più a Monsieur Ibrahim, affascinato dai racconti esotici dell’anziano droghiere che gli parla della sua terra, la “Mezzaluna d’Oro”, e dalle perle di saggezza che il vecchio sfodera in continuazione dal suo prezioso libro, il Corano.

Il viaggio che i due intraprendono a bordo di un’auto appena acquistata, diretti verso il mare dal quale Ibrahim proveniva, diventa metafora dell’esperienza che gli anziani possono trasmettere ai più giovani, anche  se appartenenti a culture e religioni diverse, nella reciproca tolleranza e rispetto.

E Momo assimila tutto quello di cui Ibrahim gli parla, viene completamente conquistato dalle danze dei dervisci. “Prova Momo, prova. Seguimi”: l’anziano Ibrahim sprona Momo a lasciarsi andare nella danza, in quel continuo girare che porta al distacco dalla realtà per elevare lo spirito e liberare il cuore alla preghiera di Dio. E per Momo la danza sarà un’esperienza rivelatrice di una modalità di essere dello spirito che non aveva mai provato prima.

Il fortunato romanzo di Schmitt – e l’altrettanto fortunata trasposizione cinematografica con il grande Omar Sharif nel ruolo di Ibrahim – è la storia di un incontro, fra generazioni e fra culture diverse, una storia nella quale non vi sono lezioni morali da apprendere, dove solo la vita così com’è dispiega le sue regole alle quali tutti dobbiamo obbedire, purché le si affrontino con il sorriso sulle labbra.

Sarà questo l’insegnamento che Ibrahim lascerà al suo piccolo amico ebreo. E Momo crescerà in questo nuovo contesto spirituale e materiale, vivrà la sua vita, si sposerà, avrà dei figli a sua volta, ritroverà la madre perduta da bambino e diventerà, alla fine, l’arabo del quartiere, il droghiere della rue Blue, come un tempo lo fu il suo amico Ibrahim.