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Medio Oriente: Barack Obama ha sempre torto

Di Tariq Al­-Homayed. Asharq al-­Awsat (09/04/2015). Traduzione e sintesi di Carlotta Caldonazzo.

Continua la carrellata di editoriali polemici a proposito dell’intervista del presidente degli Stati Uniti Barack Obama con il giornalista Thomas Friedman. Secondo Tariq Al-Homayed (del quotidiano saudita Al-Sharq al-Awsat), i suoi errori riguardo la geopolitica mediorientale sono molti, grandi e capaci di innescare un domino di catastrofi politiche e umanitarie. Altro che minacce interne, l’intera regione paga le conseguenze degli errori di Washington, parte dei quali ascrivibile proprio a Obama. Prima ritira le sue truppe dall’Iraq, poi ci torna con gli aerei da guerra a caccia di presunti miliziani dei cartelli del jihad di Daesh (ISIS), che inizialmente riteneva un manipolo di esaltati ma ininfluenti. Per non parlare della cattiva interpretazione del fenomeno dell’Islam politico, che cadendo trascina con sé interi paesi.

A riprova degli errori di Obama ci sono inoltre le rivelazioni del quotidiano americano Washington Post, secondo cui alla base di Daesh ci sono ex esponenti e simpatizzanti del partito Baath, cui apparteneva l’ex presidente iracheno Saddam Hussein. Un personaggio le cui relazioni con gli Usa hanno attraversato alterne vicende, dall’assenza di rapporti diplomatici al sostegno logistico e di intelligence durante la guerra contro l’Iran (1980-1988). Tra gli errori più gravi dell’amministrazione statunitense nei confronti di Baghdad ci sono invece l’impiccagione di Saddam Hussein il primo giorno della festa del sacrificio (un’inutile affronto, anche perché l’ “imputato” aveva espresso il desiderio di essere “giustiziato” mediante fucilazione), e il sostegno alla costituzione del 2006, che di fatto esclude dalla vita politica le forze sunnite e vicine al partito Baath, un’operazione non proprio in linea con i principi democratici. Errori commessi prima dell’insediamento di Obama.

A suscitare maggiormente lo sdegno degli alleati del Golfo tuttavia è stato quel riferimento alle “minacce interne”, ovvero al fatto che, più che dell’Iran, Riyadh e i suoi satelliti dovrebbero preoccuparsi dei conflitti che innesca la mancanza di riforme e l’esclusione di ampie fasce della popolazione dalla vita politica e civile. Eppure, osserva Tariq Al-Hamid, nel 2009 Obama non ha mosso un dito a sostegno del movimento iraniano chiamato “onda verde”, represso dal governo di Tehran. Né ha tentato di impedire che quest’ultimo offrisse fondi e aiuto logistico alle forze politiche sciite in Iraq (dove tuttavia è stata la comunità internazionale, Usa in testa, a permettere l’accentramento di poteri nelle mani del primo ministro, che per la costituzione deve essere sciita), Siria (il presidente Bashar al-Assad è alleato storico dell’Iran), Libano (il partito Hezbollah) e Yemen.

Al contempo tuttavia né Washington né le Nazioni Unite si sono mai battuti contro le brutalità delle monarchie del Golfo. Due esempi eclatanti, il Bahrein, paese a maggioranza sciita ma governato da una dinastia sunnita, gli Al Khalifa, la cui oppressione ai danni dei dissidenti è tanto brutale quanto impunita, e l’Arabia Saudita, dove la minoranza sciita, secondo un rapporto di Human Rights Watch del 2009, “subisce una discriminazione sistematica a livello religioso, di istruzione, giudiziario e lavorativo”. Senza considerare che l’ordinamento saudita prevede l’applicazione delle cosiddette “pene coraniche” (inutilmente stigmatizzate dal Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura) o che nel 2005 il Dipartimento di Stato Usa ha classificato Riyadh al terzo posto tra i paesi con il maggior traffico di esseri umani nel mondo. Senza dimenticare il caso del blogger Raif Badawi, definito da Amnesty International “prigioniero di coscienza”. Dunque se Washington ha commesso errori in Medio Oriente non sono certo le petromonarchie il giusto pulpito per criticarli.

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Carlotta Caldonazzo

1 Comment

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  • Insomma, pur di criticare Obama, bisogna anche attribuirgli errori non suoi. Ma qual è il fine ultimo di queste critiche? Quello comunque di dire sempre che tutto è sbagliato ed as questo scopo si possono utilizzare anche argomenti che non sono certo favorevoli al pulpito da cui si parla, come gli errori dei paesi arabi denunciati da Amnesty International o le scelte dell’orientamento del governo iracheno, che non sono certo state fatte da Obama. Vogliamo considerare errori di Obama anche la sua posizione contro Netanyahu, per caso???????????