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Marocco: il governo Benkirane a caccia di investimenti

Marocco bandiera

Le Matin (28/11/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Visita ufficiale a Pechino del ministro dell’Industria, del commercio, dell’investimento e dell’economia digitale Moulay Hafid Elalami, Forum per gli investimenti dei paesi del Golfo a Casablanca: il governo marocchino guidato dal primo ministro Abdelilah Benkirane spiana la strada agli investitori stranieri, contando sul meccanismo dell’arbitrato per rassicurarli. 

Per le multinazionali europee e non il Marocco è un boccone ghiotto, non solo per la pesca e i fosfati. Specialmente ora che fa il possibile per diversificare i propri investitori, guardando soprattutto a Stati Uniti e Cina. Proprio da Pechino il ministro Elalami ha sottolineato che “grazie alla sua tripla identità africana, araba e mediterranea, il Marocco ha il vantaggio di essere per la Cina, le sue imprese e i suoi imprenditori una piattaforma regionale, finanziaria, di produzione e di esportazione sempre più competitiva”. Carte vincenti, continua Elalami, “la stabilità politica, la qualità e la competitività delle risorse umane, l’ambizione e la capacità dei suoi imprenditori e gli accordi di libero scambio con 56 paesi”, tra i quali Unione Europea, Usa e alcuni paesi del Golfo.

Alle petromonarchie è dedicato il Forum per gli investimenti Golfo-Marocco, quest’anno alla quarta edizione, iniziato venerdì scorso a Casablanca. Tema principale, prospettive di cooperazione bilaterale nei settori energetico, minerario, delle telecomunicazioni e dei trasporti, con particolare riguardo alle ferrovie. Oltre 500 imprenditori hanno discusso inoltre con Benkirane della legislazione in materia di piccole e medie imprese sia in Marocco che nel Golfo, oltre alla cooperazione su agricoltura e sicurezza alimentare.

Quanto alla Cina, in passato si era impegnata solo in grandi progetti di infrastrutture, ma nel 2013 è diventata il quarto partner commerciale del Marocco, per un volume di scambi di 3,28 miliardi di dollari. I settori pubblicizzati da Elalami sono tutti ad alto potenziale di profitto: automobili, tessile, elettronica, aeronautica, logistica, energie rinnovabili, infrastrutture, turismo, agricoltura e settore agro-alimentare. Agli investitori inoltre Rabat promette agevolazioni come contributi finanziari, terreni industriali in locazione, aiuti per la formazione dei lavoratori, esenzione dalle tasse sull’importazione di apparecchiature. Un mercato promettente in cambio di garanzie per gli imprenditori.

Tra queste garanzie c’è la possibilità per gli imprenditori di scavalcare la giustizia marocchina ricorrendo all’arbitrato. Lo ha detto lo stesso Benkirane a Casablanca venerdì, in occasione dell’apertura del Centro internazionale di mediazione e arbitrato (Cimac). “Vogliamo che l’arbitrato sia un concorrente del sistema giudiziario che presenta molti disservizi e falle”, ha spiegato. Lentezza imperdonabile in un’epoca in cui “il tempo è denaro”, con il rischio di allontanare gli investitori. La procedura dell’arbitrato è stata introdotta in Marocco nel 2007, solo per le controversie economiche e commerciali. A farne l’asse portante della nuova politica economica ha pensato la Corte d’appello del commercio presieduta da Abderrazzak El Amrani, che ha approntato una normativa ad hoc (in linea con la convenzione di Washington e altri trattati internazionali) da integrare nella futura riforma giudiziaria. Un passo che rischia tuttavia di mettere gli imprenditori al riparo dalle rivendicazioni dei lavoratori.

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