Politica Zoom

Marocco: danze macabre

Di Mohamed ben Tayyeb (Hespress – 15/4/2012). Traduzione e testo di Carlotta Caldonazzo

Il Forum marocchino per l’infanzia ha chiesto al ministro della Giustizia e delle Libertà e al ministro della solidarietà, della famiglia e dello sviluppo sociale di aprire un’inchiesta sullo “sconvolgente rapporto” presentato alla conferenza sui diritti umani della regione del Rif el-Kebir. Argomento:  Mercedes Hoces, una suora spagnola che viveva a Melilla, avrebbe venduto circa 25mila bambini marocchini a famiglie europee.

Il Forum per i diritti dell’infanzia ha invitato pertanto i due ministeri a intervenire immediatamente “per proteggere i nostri bambini dai rapimenti, dal traffico, dallo sfruttamento sessuale e dalla violenza”. “Il diritto dei bambini alla vita è un diritto naturale e assolutamente inviolabile”, ha ricordato l’associazione, “il governo marocchino deve proteggere i bambini contro ogni forma di sfruttamento a sfondo sessuale ed economico e adottare misure rigorose per difenderli da qualsiasi attività immorale o dall’uso della loro persona nella prostituzione e in altre pratiche illecite”.

Mercedes Hoces, suora spagnola attualmente “in pensione” a Granada, era stata inviata a Melilla dall’ordine di San Vicente de Paul per ordinarie opere di assistenza sociale, ma secondo l’Associazione per i diritti umani del Rif el-Kebir la sua attività prevalente dalla metà degli anni ’70 è stata la tratta di bambini, ciascuno dei quali veniva venduto a prezzi che oscillavano tra 350 e 900 euro. Infatti, prima della regolamentazione dei visti di ingresso in Spagna, molte donne marocchine che vivevano in situazioni di povertà o molte donne nubili avrebbero affidato a lei i loro neonati, dietro promessa di un futuro migliore per loro in famiglie spagnole.

Il caso di Sor Mercedes Hoces presenta somiglianze con quello di un’altra suora spagnola, Maria, oggi 80enne, convocata da un giudice di Madrid per il rapimento di una bambina nel 1982. Una vicenda interna alla Spagna, che affonda le sue radici nel periodo della dittatura franchista.

Quanto al Marocco, nel 2010 un’ostetrica era stata condannata a sei anni di carcere per traffico di neonati dal 2002. Bambini nati da donne nubili, che per partorire si recavano direttamente a casa della donna nel timore di subire umiliazioni per tali nascite “illegittime”. Ognuno di essi veniva venduto a 3400 euro, con la complicità di tre funzionari che provvedevano a iscriverli nei registri di stato civile.

Alla base di questi episodi di traffico di neonati (non solo in Marocco ma anche in Spagna) ci sono situazioni di degrado sociale e di paura del disonore a causa di figli di relazioni extraconiugali. Condizioni di paura e di disperazione che hanno esposto migliaia di donne al ricatto economico e all’inganno. Le associazioni marocchine per i diritti dell’infanzia ora hanno lanciato l’allarme. Si attende la risposta dei due ministeri coinvolti.

Fonti principali

http://hespress.com/societe/51680.html

http://www.slateafrique.com/85751/maroc-religieuse-espagnole-accusee-trafic-bebes