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Marocco: autorità a piede libero

Bandiera del Marocco

Di Idriss Benarafa. Your Middle East (02/05/2016). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Il Marocco ha assistito a una protesta pubblica dopo che un’anziana si è data fuoco di fronte alla sala comunale di Kenitra il 9 aprile. Un video del tragico evento mostra due agenti paramilitari marocchini che a quanto pare hanno avuto il tempo di registrare la morte della donna, ma, sorprendentemente, non quello di evitare che si desse fuoco o, almeno, di provare a spegnere le fiamme.

Una venditrice ambulante marocchina, Mi Fatiha ha deciso di porre fine alla sua vita dopo un caso di estrema umiliazione. Un qaed, e cioè un capo di un comune marocchino nominato direttamente dal ministero degli Interni, le ha confiscato merce e denaro, poi l’ha schiaffeggiata, minacciandola di morte. Dopodiché la donna è stata trascinata al municipio. Nessuno sa cosa sia successo in quell’ufficio, fatto sta che appena uscita Mi Fatiha si è immolata.

La sua morte ha innescato una protesta pubblica in Marocco, in particolare sui social media, con l’hashtag #mifatiha. Centinaia di marocchini hanno protestato sollecitando le autorità ad investigare sul caso. Un’amica della defunta, anch’essa venditrice ambulante, ha riferito ad Al Yaoum 24 che il qaed ed i suoi uomini li umiliano e confiscano i loro beni “ogni volta che il re Mohammed VI visita la città per presiedere al lancio di diversi progetti”.

Non è la prima volta che un qaed abusa del suo potere. Solo poche settimane fa, un giovane marocchino è morto presumibilmente per le stesse ragioni che hanno spinto Mi Fatiha a immolarsi: ingiustizia e umiliazione. Il giovane, Mahfoud Jimi, si è dato fuoco all’interno di una sala comunale del polo industriale di Casablanca. Prima un qaed ed i suoi subordinati lo avevano molestato e umiliato, poi per giorni avevano deliberatamente rifiutato di dargli un certificato di residenza, di cui il ragazzo aveva bisogno per un lavoro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata la richiesta di una mazzetta da parte del qaed.

E non sono questi gli unici casi. Ci sono anche decine di altre storie e non tutte sono note perché la maggior parte delle persone teme di essere umiliata pubblicamente. Una delle spiegazioni per cui tutto ciò continua ad essere consentito ha a che fare con il ruolo dei qaed nella lotta al terrorismo: essi sostengono le autorità quando si tratta di scoprire dove dormono le cellule terroristiche grazie alla loro profonda interazione col tessuto locale. Tuttavia, alcuni approfittano  della situazione per ricattare la gente. E a causa della importanza del qaed nello scovare i terroristi, la maggior parte delle volte il ministero degli Interni marocchino chiude un occhio.

Il Marocco deve però rendersi conto che i vari casi di auto-immolazione che si sono verificati di recente non emergono dal nulla. Ci sono condizioni in Marocco che terrorizzano e disumanizzano le persone, specialmente i poveri, ogni singolo giorno. E il tempo stringe, bisogna fare giustizia.

Idriss Benarafa Idriss è un giovane analista politico e caporedattore di The Moroccan Times. È anche membro della sezione giovanile del partito di Giustizia e Sviluppo (PJD).

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