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Marocchini e stupro domestico: un tabù sociale sotto copertura religiosa

violenza donne
Dietro ai casi di violenza sessuale e i tentativi di stupro che hanno interessato l’opinione pubblica marocchina, diversi attivisti sollevano la questione dello stupro domestico

Di Attariq Benhadda. Hespress, (03/09/2017). Traduzione e sintesi di Flaminia Munafò.

Secondo definizioni identiche e corrispondenti alla realtà, al centro dello stupro domestico vi è il marito, il quale tende, in certi casi, a “forzare la moglie ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà, utilizzando la minaccia o la violenza”. In un sondaggio di opinione realizzato da Hespress, le intervistate dichiarano che “il rapporto senza consenso è un atto vergognoso e inaccettabile” e che “è il risultato, dopo il matrimonio, della fine dell’amore tra i due coniugi che si converte in odio”, per cui “la soluzione sarebbe portare avanti campagne di sensibilizzazione che in primis dovrebbero creare consapevolezza nell’uomo”.

Lo stupro domestico è stato al centro delle proteste di diverse attiviste che negli ultimi tempi sono scese in strada chiedendo solidarietà per la “ragazza dell’autobus” di Casablanca, Zineb, filmata mentre veniva stuprata da un gruppo di giovani su un autobus pubblico. Tali manifestazioni avvengono contemporaneamente ad una campagna sui social lanciata dal Movimento Alternativo per le Libertà Individuali (MALI) con lo slogan “Giustizia maschilista per punire i mariti criminali e stupratori. Lo stupro domestico non è un dovere coniugale. Lo stupro domestico è uno stupro, è un crimine”. La campagna, promossa dall’hashtag #culturadellostupro, ha scatenato diverse polemiche e commenti contrastanti, tra cui uno che dice: “la società ha reso lo stupro legittimo, la donna crede di non avere alcun valore e anzi alcuni animali sono trattati meglio di lei”. Altri sostengono invece che la questione sia relativa a “un rimprovero da parte del marito e non ad uno stupro domestico”.

Il ricercatore e attivista in materia di religione Mohamed Rafiqi ha scritto un post interessante sull’argomento in cui collega il fenomeno alla religione e alla cultura della società marocchina. Egli afferma che “lo stupro in ambito matrimoniale avviene sotto copertura sociale e legittimazione religiosa”; tale cultura “non è un’ideazione di diverse società maschiliste: la catastrofe è quando la religione lo rende una condizione lecita”. Il presidente del centro Al-Mizan ha descritto il fenomeno come “l’origine dello stupro” aggiungendo che “lo stupro è purtroppo codificato nella giurisprudenza e nella tradizione e non vi sono sanzioni penali, oltre al fatto che a livello sociale riscuote un discreto consenso”. Quando una donna non vuole concedersi al marito la questione assume un carattere religioso di “obbedienza e rispetto a Dio e al Suo Profeta”; l’uomo è “colui che desidera e viene mosso da ormoni animali, mentre la donna è solo un contenitore che riceve e accoglie”.

In una dichiarazione ad Hespress, Jawad Mabrouki, scrittore e psicologo, sostiene che le maggiori cause di stupro domestico sono attribuibili alla cultura maschilista in nome della religione e della sua errata interpretazione. Egli spiega che alcuni testi religiosi e tradizioni sociali “pongono l’uomo in una posizione di forza in cui egli crede di avere dei diritti sulla donna, la quale è sempre disponibile per lui e che, a sua volta, pensa di essere ripudiata e perseguitata dall’indignazione degli angeli se non soddisfa i desideri sessuali del marito”. Un’altra causa che ipotizza Mabrouki è la visione dei film porno che aumentano il rischio di confondere la realtà con l’immaginazione basandosi su un modello di donna “creata per l’uomo e vista come un oggetto con il quale avere rapporti in maniera violenta”.

Attraverso la sezione diritti delle donne, l’organizzazione Human Rights Watch ha contattato il presidente del Senato marocchino per riprendere il progetto di legge 103-13, ratificato dal governo nel marzo 2016 e dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, sostenendo che il documento non accenna allo stupro domestico; l’ONU, inoltre, raccomanda che le leggi esplicitino chiaramente che “la violenza sessuale contro il partner è una forma di violenza domestica” affermando che “è necessario aggiungere questa raccomandazione nella revisione del progetto di legge”.

 

Attariq Benhadda è uno scrittore e giornalista marocchino presso Hepress.

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