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L’incubo del deserto

MaliEditoriale. The Daily Star (19/01/2013). Traduzione di Angela Ilaria Antoniello.

L’intervento militare della Francia in Mali ha scatenato una reazione a catena di eventi in altri Paesi, come la Somalia e l’Algeria, che potrebbero espandersi ulteriormente. Il presidente francese Francois Hollande ha difeso la decisione di inviare centinaia di truppe in Mali per combattere gli insorti affiliati ad Al-Qaeda definendola una mossa giusta e assolutamente “necessaria”.

L’orribile dramma degli ostaggi in un impianto petrolifero nel profondo sud dell’Algeria è stato l’esempio più spettacolare dell’opposizione alla decisione di Parigi. Ma l’attenzione dovrebbe essere anche sulla cosiddetta “Primavera araba” che ha investito la vicina Tunisia, la Libia e l’Egitto. In questi paesi, e in particolare la Libia, c’è abbondanza di armi e un vuoto di potere che ha caratterizzato sia il periodo di insurrezione popolare che la transizione politica.

Naturalmente, il fenomeno dell’estremismo islamico va ancora più indietro, fino ai tempi di Muammar Gheddafi, quando il leader libico utilizzava l’Islam come arma per guadagnare influenza sui vicini paesi africani. In Algeria, invece, nel 1990 l’esercito annullò la vittoria elettorale dei gruppi islamisti gettando il Paese in anni di repressione e di sangue.

Quali che siano le radici storiche degli sviluppi di oggi, i Paesi della “Primavera araba” devono rafforzare la loro posizione. Militarmente è necessario uno sforzo congiunto per aiutare l’Algeria a proteggere il suo vasto territorio e in particolare il deserto del Sahara. Ma politicamente, i nuovi regimi in Egitto e Nord Africa dovrebbero evitare ogni indulgenza verso gli estremisti.

Nessun paese deve permettere che il suo territorio diventi un rifugio per gli estremisti, perché le conseguenze sarebbero letali. L’intervento della Francia in Mali sembra aver scatenato le violenze di questa settimana, ma il problema è annoso. Mentre la Francia ha le capacità necessarie per trattare con gli estremisti islamici, i paesi più deboli della Primavera araba hanno in tal senso uno svantaggio molto più grande. Devono raddoppiare gli sforzi per garantire che i loro sistemi politici non “laureino” estremisti e che tali correnti politiche vengano usate per fini personali o di altro tipo.

Se non riuscissero a farlo, la destabilizzazione sarebbe un risultato inevitabile, e tutte le conquiste delle precedenti “rivoluzioni” sarebbero sprecate. E’ tempo di guardare oltre l’ultima crisi degli ostaggi e dar vita a una vera strategia di lotta contro l’estremismo.

Versione originale dell’articolo: http://dailystar.com.lb/Opinion/Editorial/2013/Jan-19/202871-desert-nightmare.ashx#axzz2IcODY9E7