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Make-up halal: un’industria da miliardi di dollari

Your Middle East (17/04/2016). Traduzione e sintesi di Giusy Regina

Un imam barbuto poteva sembrare fuori luogo nella settimana di In-Cosmetics di Parigi, una vetrina annuale leader a livello mondiale nel campo della bellezza e della cura personale. Ma la presenza di Shaikh Ali Achcar corrisponde ad una crescente domanda di make-up che rispetti anche regole musulmane.

halalmakeup“Quando un prodotto animale non è halal o contiene alcool, non  solo è vietato usarlo, ma è anche considerato impuro per i musulmani: non è possibile quindi utilizzarlo né sul viso né sulla pelle”, ha detto Achcar, mentre presidiava lo stand di HCSHalal Certification Services basata in Svizzera. 

Dal momento che l’Islam vieta il consumo di carne di maiale e di alcool, rossetti e profumi di origine animale sono tra i prodotti di bellezza considerati off limits per i musulmani osservanti.

Grazie soprattutto a un divieto del 2013 dell’UE sulla sperimentazione animale, nonché una domanda sempre crescente per prodotti cosmetici vegani, molti nuovi prodotti di bellezza non contengono sottoprodotti di origine animale.

I quasi 800 espositori alla fiera In-Cosmetics mostravano non solo i prodotti di bellezza, ma anche attrezzature di laboratorio necessarie per i test che rendono i prodotti conformi alle normative.

Fino ad alcuni anni fa i cosmetici halal erano legati ad un mercato di nicchia, riservato ad un paio di piccole imprese, soprattutto nei Paesi musulmani del sud-est asiatico come l’Indonesia, la Malesia e Singapore.

Secondo la società di ricerche di mercato britannica TechNavio, il settore del make-up halal del valore di circa 20 miliardi di dollari (18 miliardi di euro) nel 2014 è destinato a raddoppiare entro il 2019, quando rappresenterà il 6% del mercato globale dei cosmetici.

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