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L’origine del nome “Gnawa”

In Marocco i Gnāwa (il singolare è Gnāwi) sono membri di gruppi specializzati nella cura di determinate malattie – quasi sempre di origine psicosomatico – attraverso musica, balli e canti i cui ritmi possono far cadere in trance i pazienti addirittura per un’intera notte. La terapia è il risultato di un sincretismo culturale-religioso tra Islam, tradizioni arabo berbere nord-africane e credenze importate dall’Africa sub-sahariana.

Il termine Gnāwa designa generalmente tutti gli schiavi anziani d’origine africana (anche se non tutti fanno parte della confraternita dei Gnāwa). Secondo Delafosse sarebbe la deformazione di guinéen (guineano), il che suppone che i Gnāwa siano originari di questa regione africana. Anche Grame sostiene questa tesi affermando che il termine Gnāwa in berbero dovrebbe significare proprio Guinea. Lanfry aggiunge inoltre che nei dialetti dei Tuareg e dei Berberi del Sahara Djanawen e Ganawn significano schiavo (nero).

Aguadé invece si oppone con fermezza alla tesi che vede Gnāwa provenire da Ġāna e riportando Colin, parla anche di una diversa sfumatura di significato di Gnāwa: afferma infatti che il termine significhi “muto” in relazione al fatto che gli schiavi sub-sahariani non conoscevano l’arabo o il berbero, appena arrivati nell’Africa del Nord, ma una lingua denominata in vari modi bāmbāra, sūdaniyya e anche gnāwiyya. E’ interessante osservare, come sottolineato dallo studioso, la presenza abbondante di termini non appartenenti all’arabo nei canti terapeutici gnāwa.

Nei corpus raccolti a Meknès da Aguadé e Welte, le canzoni formerebbero due grandi blocchi: nel primo, rappresentato dai canti all’inizio della cerimonia prima che gli adepti cadano in trance, sono presenti molti termini di origine bāmbāra, mentre nel secondo gruppo che contiene canti denominati mlūk, cioè degli spiriti, sarebbero meno frequenti.

 

Alessandra Cimarosti