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L’opposizione nazionale siriana: organismo politico o associazione dei diritti umani?

Di Qasim Azzedin. As-Safir (29/05/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Il nuovo movimento di opposizione siriana, conosciuto come “opposizione nazionale siriana” e che comprende al suo interno il “Comitato di Coordinamento”, il nuovo movimento Qamh (frumento in arabo, acronimo di qiyam “valori”, mouwatana “cittadinanza” e houquq “diritti), insieme ad alcuni membri della vecchia “Coalizione” e delle fazioni “indipendenti”, si prepara alla prossima riunione al Cairo in vista di una soluzione alla tragedia siriana e alla crisi nella regione.

Il nuovo organismo, che ha ricevuto il favore della “comunità internazionale” (nelle vesti della Casa Bianca, dell’Unione Europea, dell’Egitto e della Russia), proporrà un nuovo progetto, sviluppato in dieci punti principali, al fine di avviare il processo di “transizione pacifica del potere” e operare verso la formazione di uno Stato democratico.

Si insiste su una “soluzione politica” abbellita da falsi miti, che non hanno nessuna continuità storica, ma che mirano a forgiare quel sentimento democratico alla base della “comunità internazionale”, alimentando leggende contemporanee sugli ideali di libertà e diritti umani.

Proprio tali ideali hanno portato alla rovina della sovranità dello stato arabo. Infatti, con le trasformazioni liberali o neoliberali a partire dalla metà degli anni ’70, gli Stati arabi (tra cui anche la Siria) hanno perso la propria “indipendenza politica”. La nostra regione si allineava alla nascita del “nuovo sistema mondiale”, fondato sull’annullamento del ruolo di mediatore dello Stato nell’equilibrare gli interessi divergenti tra le varie componenti sociali. Abbiamo assistito alla divulgazione di un nuovo modello di riferimento, su base globale, che ha introdotto il concetto di “stato di cittadinanza” e libertà individuali di stampo americano, contro le libertà pubbliche e private diffuse dal modello francese.

Il modello americano ha spinto alla lotta all’oppressione e alla tirannia di cui sono vittime oggi molti Paesi arabi e che caratterizza l’odierna tragedia siriana. La cultura dei “nuovi democratici” nelle vecchie e rinnovate colonie dimostra che la debolezza delle comunità indigene risale al ritardo culturale che ha permesso il radicamento della tirannia, causa della strage contemporanea.

“La comunità locale” è esplosa in uno scontro sanguinario senza precedenti; un risveglio della “giungla” moderna, per riprendere un’espressione di Hobbes, che ha però favorito conflitti settari ed etnici, marcati da un vuoto geo – politico. Di questo vuoto hanno beneficiato le organizzazioni terroriste di Al-Qaeda e Daesh (ISIS), il cui operato non fa altro che alimentare gli interessi internazionali e regionali.

Per concludere, il nuovo sistema di opposizione nazionale siriano si allontana dal carattere distintivo delle associazioni dei diritti umani, nel momento in cui decide per una soluzione politica. La sua riuscita potrà realizzarsi mediante l’abbandono del carattere politico, risvegliando quei valori civili e umani in linea con le associazioni per i diritti umani, nella difesa delle libertà personali e pubbliche.

Qasim Azzedin è uno scrittore e ricercatore libanese.

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