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L’offensiva degli estremisti egiziani

Mentre Ayman al-Zawahiri porta avanti la battaglia per l’Egitto con appelli video, pamphlet e nuove minacce, il fratello dell’emir di al-Qaeda, Mohammed, è tornato alla ribalta guidando un cospicuo gruppo di sostenitori per manifestare all’inizio di maggio al cospetto del Ministero della Difesa al Cairo. Dopo aver passato più di dieci anni nelle carceri del regime di Mubarak per vie dei suoi trascorsi da jihadista militante, Mohammad è stato liberato lo scorso mese dopo la decisione di un tribunale militare che gli ha concesso la grazia insieme ad altri islamisti militanti legati alla Jihad Islamica, incluso il suo leader Abud al-Zumor.

E proprio per protestare contro l’establishment militare che Al-Zawahiri ed un centinaio di salafiti ed islamisti legati alla al-Gamaa al-Islamiya si sono presentati davanti al ministero, inneggiando slogan jihadisti e sventolando bandiere con la scritta “vittoria o morte”. Al sit-in di protesta sono poi seguiti gli scontri con le Forze di sicurezza nei pressi della vicina moschea al-Nour, frequentata dai salafiti, dove le truppe hanno arrestato più di 50 persone e sequestrato, secondo la versione del governo, armi da fuoco.

Nonostante gli ex militanti come al-Zawahiri che hanno preso parte alla manifestazione di protesta contro il Consiglio Supremo delle Forze Armate  (SCARF) rappresentino una minoranza tra quanti da mesi continuano a premere sui militari perché consegnino il potere, gli scontri in Abbasseya square, nei quali almeno dodici persone avrebbero perso la vita, sono una dimostrazione della crescente tensione in atto tra establishment militare e frange radicali del salafismo egiziano. La questione acquista maggiore significato in vista delle presidenziali di fine mese, dove l’eventuale vittoria di un candidato laico o legato in parte all’ex regime potrebbe dare un nuovo pretesto agli islamisti radicali per organizzare ulteriori proteste e fomentare la violenza. Dall’altra parte lo stesso SCARF potrebbe utilizzare la carta della minaccia del radicalismo islamico per giustificare eventuali nuovi giri di vite, nel caso in cui le presidenziali dovessero consegnare una figura non gradita ai militari. Due prospettive che ad ogni modo non fanno che confermare la complessità dell’attuale situazione egiziana.

Ludovico Carlino

About the author

Zouhir Louassini

Zouhir Louassini. Giornalista Rai e editorialista L'Osservatore Romano. Dottore di ricerca in Studi Semitici (Università di Granada, Spagna). Visiting professor in varie università italiane e straniere. Ha collaborato con diversi quotidiani arabi tra cui al-Hayat, Lakome e al-Alam. Ha pubblicato vari articoli sul mondo arabo in giornali e riviste spagnole (El Pais, Ideas-Afkar). Ha pubblicato Qatl al-Arabi (Uccidere l’arabo) e Fi Ahdhan Condoleezza wa bidun khassaer fi al Arwah ("En brazos de Condoleezza pero sin bajas"), entrambi scritti in arabo e tradotti in spagnolo.

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