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L’odore dei petrodollari del Golfo nelle elezioni tunisine

Di Mohammed al-Misfer. Middle East Monitor (02/12/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

I media israeliani dichiarano che c’è stato un meeting a Parigi tra il candidato presidenziale tunisino Beji Caïd Essebsi e dei funzionari degli Stati del Golfo. Al meeting si sarebbe parlato di come isolare il partito Ennahda in Tunisia e di come impedire che il gruppo islamista guadagni posizioni centrali nel futuro governo. I funzionari degli Stati del Golfo avrebbero discusso su come isolare e demonizzare il partito islamico all’interno della società civile in modo che i politici in Tunisia possano attaccare Ennahda, seguendo un protocollo non tanto diverso dalla demonizzazione dei Fratelli Musulmani in Egitto.

La visita del presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi e il cambiamento di toni della presidenza francese suggeriscono che le dichiarazioni della stampa israeliana, tra cui anche la donazione da parte degli Stati del Golfo di 10 miliardi di dollari nel tentativo di assicurare il successo del progetto di Essebsi in Tunisia, rispecchino la realtà.

Se queste informazioni fossero vere, le conseguenze di tali manovre politiche potrebbero essere pericolose non solo per la Tunisia ma anche per quei Paesi del Golfo che si stanno immischiando nel secondo turno delle presidenziali tunisine. Queste ingerenze rischiano di fomentare ribellioni nel Sud del Paese, dove i tunisini sono stati privati della loro partecipazione alla vita politica e la cui qualità di vita è inferiore a quella dei cittadini nel Nord e nell’Est della Tunisia. Una sottomissione ad Essebsi potrebbe causare una vera e propria rivolta.

Le conseguenze per i Paesi del Golfo, se continuano a interferire nella politica tunisina, potrebbero includere l’interruzione di investimenti e della stabilità sociale. Degli osservatori a Tunisi e a Parigi hanno dichiarato che è ovvio che è stato usato del denaro per pilotare le elezioni, specialmente nel Nord-Est, dove la gente ha votato a favore di Essebsi. Molti dicono che questa parte di popolazione ha vissuto in uno stato di povertà per decenni ed è facile pensare che una simile regione possa essere facilmente corruttibile.

Il terrorismo è diventata la frusta con cui si può minacciare gli oppositori nella maggior parte dei Paesi arabi. Per avere la meglio sul proprio oppositore bisogna solo accusarlo di terrorismo o di appartenere a una corrente religiosa jihadista, salafita o di qualsiasi altra affiliazione che crei paura tra la gente. Essebsi ha accusato qualsiasi cittadino che abbia votato in favore del suo oppositore, Moncef Marzouki, di essere affiliato con religiosi estremisti. Questo non soltanto ha seminato il panico tra la gente ma ha anche fatto sì che in molti siano riluttanti a votare per Marzouki al secondo turno.

Gli attenti osservatori del processo democratico in corso nel Paese vivono con il timore che la Tunisia sia forzata dall’esterno a tornare a una realtà politica simile a quella dittatoriale dell’era Ben Ali e per questo biasimano i tentativi di isolare Ennahda e impedirgli di partecipare alla politica.

Mohammed al-Misfer scrittore e ricercatore qatarino, è professore di Scienze Politiche all’Università del Qatar.

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