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L’odio e l’attentato in Nuova Zelanda

Di Omar Diop. Al-araby (25/03/19). Traduzione e sintesi di Giorgia Temerario.
50 morti, numerosi feriti, vittime di diverse nazionalità. L’assassino ha progettato la strage come fosse un videogioco, noncurante di ciò che stesse facendo, ha esaudito il suo desiderio di sparare alla gente, all’interno di una moschea e al suo esterno. In tal modo, ha inoltre confermato di non provare alcuna compassione di fronte alle vittime. Secondo quanto riferito, era un oppositore politico del governo del suo paese e di quelli occidentali aperti ai migranti, soprattutto musulmani, che minacciano di distruggere la sua cultura cristiana. Il mondo che ha testimoniato grandi mattanze in Siria, Yemen e Libia è lo stesso a diffondere l’odio in tutte le sue forme, per ottenere ulteriori stragi. La responsabilità maggiore va attribuita agli Stati che hanno permesso l’esistenza dello Stato Islamico (Daesh), oltre a confermare i regimi siriano, iracheno, iraniano, turco e delle regioni jihadiste e salafiste. A ciò si aggiunge che esiste una politicizzazione delle dottrine identitarie e del pluralismo religioso, che si manifestano attraverso nazionalismi e pluralismi politici, legati alle politiche globalizzanti che si sono ormai cristallizzate nelle diverse società insediatisi. Il mondo sta infatti attraversando un’importante crisi economica che ne compromette l’aspetto liberale e democratico, lasciando spazio all’estrema destra. Tali presupposti hanno autorizzato la strage in Nuova Zelanda, il cui governo non ha lasciato che l’evento passasse inosservato, puntando il fucile contro le politiche di destra e dell’odio. A ciò si aggiunge un altro aspetto della società, ovvero il fatto che il mondo sia politicizzato dalle religioni e dai nazionalismi. Quanto accaduto in Nuova Zelanda e al progresso della destra religiosa e nazionalista europea, nonché le guerre d’odio, confermano l’esigenza di operare una netta distinzione tra la religione e il diritto a professarla, da una parte, e la pericolosità della politicizzazione religiosa, dall’altra. Il mondo arabo, la sua stampa e i mezzi di comunicazione di massa pullulano di forme di discriminazione, che tendono spesso a esacerbare l’estremismo e il terrorismo. Inoltre, i tentativi da parte del governo neozelandese di limitare la detenzione di armi, affermando la necessità di una convivenza tra diverse religioni, non basteranno a fermare le politiche identitarie e, quindi, l’odio. Nel mondo arabo c’è un evidente rifiuto del passaggio a uno Stato moderno, in cui viga l’uguaglianza tra tutti gli individui, oltre alla ferma convinzione che la vera coscienza sia quella religiosa. La strage in Nuova Zelanda rappresenta il fallimento della globalizzazione, le cui politiche sembrano ignorare i concetti di libertà, uguaglianza e giustizia sociale, impoverendo il mondo e facendolo sprofondare in guerre e odio.

Omar Diop è uno scrittore siriano.

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