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L’islamofobia e i suoi pericoli

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L’attentato terroristico nella moschea di Cristchurch in Nuova Zelanda è l’ennesima prova dell’avversione costante contro i musulmani, in altre parole dell’islamofobia.

Di Othman Mirghani. Aawsat (28/03/2019). Traduzione e sintesi di Antonina Borrello.

“Spero che tutti i musulmani vengano rimossi dagli impieghi pubblici”, “vorrei che tutte le moschee del Regno Unito venissero chiuse”, “i musulmani appartengono all’età della pietra”, “devono tornare tutti ai loro Paesi”, “le donne musulmane indossano il burqa perché sono brutte”, “non voterò Sajid Javid (il Segretario di Stato per gli affari interni britannico e musulmano) per rappresentare il Partito Conservatore perché vorrebbe dire portare l’Islam al comando del Paese”.

Questi sono solo alcuni dei commenti pubblicati su un gruppo di un social network da parte di membri e sostenitori del Partito Conservatore del Regno Unito. All’interno del gruppo, che conta circa 20 mila membri, vi è anche una cartina di tutte le moschee del Regno Unito con reazioni aggressive come “questo non è un Paese islamico” e “non permetteremo un’operazione di conquista”. Con l’accusa di islamofobia, il Partito Conservatore ha sospeso una ventina di suoi esponenti e ha avviato un’inchiesta interna per fare luce sulla vicenda.

Sayeeda Warsi, ex presidente del Partito, dichiara che quanto avvenuto rivela la penetrazione dell’islamofobia e del razzismo “istituzionalizzato” contro i musulmani all’interno del Partito e avverte che l’avversione contro l’Islam è diventata allarmante a causa del crescente orientamento verso destra e accusa i capi del Partito di “chiudere un occhio sul fenomeno”.

Il Consiglio Islamico del Regno Unito ha dichiarato che i commenti hanno mostrato, a tutti i livelli, la paura verso l’Islam nel Partito Conservatore e ha ribadito la sua volontà di svolgere un’inchiesta autonoma.

Secondo altri, l’episodio mostra il bisogno impellente del Partito Conservatore di seguire l’esempio degli altri schieramenti politici in UK e quindi di adottare la definizione di “islamofobia” stabilita dal gruppo parlamentare formato da tutti i partiti politici. Secondo la nuova definizione, l’”islamofobia” indica “un tipo di razzismo che prende di mira l’Islam o il presunto Islam”; tuttavia, dopo mesi di discussioni e critiche, il Partito Conservatore ha rifiutato di adottarla nonostante le pressioni e gli ultimi avvenimenti.

Il gruppo britannico “Hope not Hate” ha criticato la posizione del Partito accusandolo di non realizzare politiche chiare e azioni dirette per sradicare l’islamofobia. Il gruppo ha fatto in particolar modo riferimento a quando Boris Johnson, l’ex Ministro degli Esteri, scrisse un articolo attaccando le donne velate e descrivendole come “cassette delle lettere” o “ladri di banche”.

La posizione di Johnson non è isolata perché il Partito stesso respinge accuse e critiche derivanti dal rifiuto di adottare la nuova definizione di islamofobia. Il Partito si difende, chiarendo che è consapevole che la definizione mira a rafforzare gli sforzi contro il fanatismo, ma dichiara che “l’approccio deve essere esaminato con cura per confermare che la sua influenza sia positiva come previsto”. Questa posizione appare strana se comparata allo zeloso atteggiamento del Partito di adottare la definizione di “antisemitismo” anche in seguito a polemiche degli altri partiti e dei media.

È superfluo dire che qualsiasi definizione di islamofobia non risolverà il problema soprattutto se si tratta di una definizione approssimativa.  “Islamofobia”, che significa letteralmente “paura dell’Islam”, è un’espressione che porta in sé l’idea che c’è qualcosa da temere nell’Islam. Da questo punto di vista, forse l’espressione più precisa da utilizzare sarebbe “anti-islam” in linea con “antisemitismo”, definizione adottata da molti paesi occidentali tra cui quello britannico.

L’islamofobia è senza dubbio una forma di discriminazione e come tale deve essere affrontata sia dal punto di vista legale che da quello etico.  L’attentato terroristico che ha preso di mira i musulmani nella moschea in Nuova Zelanda fornisce un’ennesima prova di ciò a cui conduce l’avversione costante contro i musulmani e sottolinea l’importanza di muoversi seriamente per affrontare un fenomeno crescente e pericoloso.

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