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L’ISIS e l’ipocrisia delle petromonarchie

Di Reda Bekkat. El Watan (01/09/2014).Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

Il re saudita Abdallah ha avvertito che l’Occidente rischia di essere il prossimo obiettivo della minaccia jihadista. Il sovrano, mentre denuncia e stigmatizza gli orrori commessi dagli islamisti dell’ISIS in Siria e in Iraq ha predetto che colpirà tra meno di un mese l’Europa e il mese successivo l’America, se li si lascia fare. Questo messaggio chiaro diretto ai dirigenti europei e americani, che li esorta a combattere il jihadismo senza tergiversare, è come minimo inatteso e sorprendente da parte della monarchia saudita.

Ma l’ipotesi formulata e il momento prescelto per quest’uscita mediatica lasciano trasparire un’inquietudine che persiste da qualche settimana in Vicino Oriente  e nel cuore delle petromonarchie di fronte alla minaccia terrorista.

In effetti da quando Abu Bakr al-Baghdadi ha proclamato il “califfato” gli islamisti non hanno nascosto la loro volontà di riconquistare i Luoghi Santi e di cacciare tutti i regimi empi dalle terre dell’Islam.

Il passaggio all’azione, in particolare in Iraq e in Siria con le esecuzioni sommarie di civili e le decapitazioni di militari è bastato a seminare il panico. È ricordando questi gesti barbari e crudeli che il re Abdallah ha chiamato gli occidentali a combattere il terrorismo con la forza, la ragione e la rapidità necessarie. Tutta questa determinazione da parte dei sauditi è semplicemente espressione dell’inquietudine che il pericolo è alle soglie del regno.

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