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L’Iraq si prepara alla battaglia per la sua libertà

Di Shukur Khilkhal. Al-Monitor (18/12/2014). Traduzione e sintesi di Carlo Boccaccino.

In Iraq è nuovamente scoppiata la guerra per i diritti civili. La scintilla è stata una proposta di legge riguardante la libertà d’espressione avanzata durante il governo dell’ex primo ministro Nuri al-Maliki nell’ottobre del 2012, ma che non vide poi la luce perché le organizzazioni per i diritti civili irachene si opposero, riuscendo ad impedire che venisse ratificata.

Tale proposta è stata ripresentata nell’ottobre di quest’anno, ma, a dispetto delle aspettative, non è stata apportata ad essa alcuna modifica. Da ciò sono nate le proteste condotte da organizzazioni irachene per i diritti umani e civili e da alcune università, come l’Università di Nahrain a Baghdad, che hanno tenuto seminari per esaminare la legge e mostrarne le pecche. È stato sottolineato che il difetto principale del disegno di legge è che esso contraddice la Costituzione irachena, in particolare l’articolo 38, garante della libertà d’espressione, della libertà di stampa, di pubblicità e di pubblicazione, della libertà di radunarsi e di protestare pacificamente.

Nel 2012 anche Human Rights Watch espresse la sua contrarietà alla proposta con un articolo pubblicato sul proprio sito, in cui faceva appello al governo iracheno affinché rivedesse il disegno di legge e si impegnasse a rimuovere le clausole che limitavano la libertà. L’articolo fece notare che questa legge avrebbe avuto lo scopo di limitare i diritti dei cittadini in nome “dell’interesse pubblico, dell’ordine generale o della morale pubblica”, senza però specificare cosa volessero dire questi termini.

Inoltre, le clausole si dimostravano vaghe e soggette a molteplici interpretazioni. Ad esempio, in un paragrafo la nuova proposta di legge stabilisce, in merito alle proteste, che “le dimostrazioni devono cessare prima delle 7 di mattina e dopo le 10 di sera”; mentre un altro paragrafo richiede l’arresto di “chiunque insulti un simbolo o una persona considerata sacra o venerata da una setta religiosa”. Le critiche si fondavano sul fatto che superficialmente la legge sembrasse proteggere le libertà civili, ma in realtà ne sopprimeva molte.

Sembra che le battaglie che gli iracheni stanno affrontando per le loro libertà non siano meno violente di quelle contro il terrorismo. Ci sono sempre partiti e figure politiche che provano a limitare le libertà civili con pretesti politici o religiosi. Non passa anno in cui gli iracheni non siano costretti a difendere i propri diritti e libertà di fronte a leggi che cercano di riportarli ai tempi dell’oppressione. Questa lotta in cui sono occupati al momento è davvero importante, perché compromettere le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione potrebbe significare iniziare a scivolare nuovamente in tempi bui, scanditi dalla dittatura.

Shukur Khilkhal è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore televisivo iracheno, specializzato in cultura e storia dell’Islam.

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