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L’Iran verso la legalizzazione dei “vigilantes”

Al-Monitor (13/07/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Un gruppo di parlamentari conservatori iraniani ha presentato una proposta di legge per rendere legale l’iniziativa del “fare del bene e proibire il male”. Questo decreto, proposto lo scorso 23 giugno, potrebbe limitare le libertà personali legalizzando le azioni di un qualsiasi cittadino volenteroso di intromettersi nelle vite degli altri.

“Fare del bene e proibire il male” è una dottrina islamica, che indica che un musulmano dovrebbe dare consiglio al prossimo, dargli ordini, affinché faccia ciò che è giusto secondo la logica della shari’a, o al contrario, non fare quanto considerato inappropriato.

Mentre le autorità incoraggiano ogni musulmano a questa pratica, sono i paramilitari del Basij o i seminaristi a compiere queste azioni, che a volte si risolvono in liti con i normali cittadini. Ad esempio, secondo alcuni agenti della polizia locale di Sabzevar (nel Nord dell’Iran), lo scorso aprile un membro del Basij ha cercato di vietare il consumo di alcol a una festa di matrimonio, ma è stato assalito dagli ospiti. In marzo, Ali Khalili, altro membro del gruppo paramilitare, è stato ucciso in circostanze sconosciute. Ci sono stati molti altri casi simili, in cui alcuni sono rimasti feriti.

Questi casi si sono trasformati in vari dibattiti parlamentari circa la necessità di un “sostegno speciale” a coloro che promuovono le virtù islamiche per le strade. Seyed Hossein Naghavi Hosseini, un parlamentare del partito Ghazvin, ha dichiarato che la proposta di legge proteggerebbe questi virtuosi individui. Secondo la proposta, portata avanti dalla Commissione Culturale del parlamento iraniano, nessuna istituzione avrebbe il permesso di arrestare chi si impegna nella pratica del “fare del bene e proibire il male”.

Nonostante la pressione dei legislatori, la giustificazione religiosa per un tale decreto sembra essere minima. Mahmoud Sadri, studioso di religione e professore di sociologia presso la Univeristy of Texas, ha commentato: “Nella shari’a, il bisogno di incoraggiare gli altri a fare del bene e a non fare del male indica un consiglio che deve suonare allettante alle orecchie di chi ascolta, ma che non dovrebbe farlo arrabbiare, umiliarlo o forzarlo a nascondere i suoi peccati e per poi perseverare”.

La proposta non è stata ancora rifiutata. Se la legge passasse, verrebbe inviata ai 12 membri del Consiglio dei Guardiani della Costituzione per la decisione finale. Mohsen Kadivar, noto dissidente religioso iraniano, crede che, a causa dell’interpretazione della shari’a dell’ayatollah Khamenei, la legge passerà, andando a limitare “le libertà sociali e culturali dei cittadini”.

Sui social network e nei media riformisti, non c’è stato un vero e proprio dibattito in merito. Sembra, tuttavia, che la questione del passaggio della proposta a legge si faccia sempre più seria e che i riformisti, gli attivisti politici e persino il presidente Rohani reagiranno.

Non c’è dubbio che il sostegno legale al “fare del bene e proibire il male” dimostrerebbe la forte volontà di alcuni tra le fila più radicali della destra iraniana. La loro capacità di far passare la legge determinerà fino a che punto il discorso di Rohani possa essere messo in pratica, quando dichiara: “Lasciate che la gente trovi la sua strada verso il paradiso. Non si può mandare qualcuno in paradiso con la forza e la frusta”.

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