Daesh Zoom

L’ipocrisia del terrorismo

Di Victor Ago. Your Middle East (11/01/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Nel 2014 sia le agenzie di intelligence che i comandanti militari hanno cavalcato l’onda Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), sfruttandola per far passare e rafforzare la legislazione, oppure per potenziare le capacità militari. Ma quanto è reale il percolo Daish, soprattutto per chi vive in Europa o negli Stati Uniti? E quanto sono adeguate le risposte messe in atto per affrontarlo?

La buona notizia è che il pericolo reale di Daish è piuttosto minimo, a meno che non si viva a Mosul, Raqqa o Kobane. Come ha affermato Ahmed Rashid in un pezzo su The New York Times, “la prima cosa da riconoscere è che Daish non sta conducendo una guerra contro l’Occidente. Daish vuole distruggere il nemico più prossimo, per primi i regimi arabi”.

I media, e in particolare i social media, sono stati duramente criticati per aver trasmesso il messaggio dei terroristi seminando paura tra gli uomini e le donne occidentali. In realtà, però, dovrebbero essere i governi di questi cittadini ad essere accusati di aver ingigantito la minaccia proveniente dal mondo arabo. Molti opinionisti vogliono farci credere che l’islam sia il problema principale del terrorismo.

Tuttavia, alla radice del terrorismo ci sono rimostranze reali, non gli insegnamenti del Corano. Questi risentimenti, secondo il britannico Jason Burke, sono “di natura politica, ma articolati in termini religiosi”. La religione è strumentalizzata da gruppi estremisti come utile strumento di reclutamento. E le persone in cerca di un’identità – come spesso accade nelle comunità di immigrati in Europa – sono una preda facile.

La NATO sa che l’opzione militare per la lotta contro il terrorismo può essere solo l’ultima risorsa e produrrà una forma ancora più virulenta di terroristi. Ma è una organizzazione militare e non è responsabile delle politiche di migrazione e di integrazione dei singoli governi.

Naturalmente, la maggior parte dei combattenti di Daish proviene dai paesi musulmani, non dall’Europa. Persone cresciute sotto dittatura, educate in sistemi scolastici che enfatizzano l’apprendimento meccanico, hanno imparato una lezione: la violenza è potere. Il potere è l’autorità. Per costoro Daish rappresenta il potere e vogliono farne parte.

Ma c’è un altro fattore. Alcuni dicono che il rimedio è la democrazia. Perché allora il maggior numero di combattenti stranieri nelle fila di Daish proviene dalla Tunisia, un Paese in rotta verso una transizione di successo da autocrazia a democrazia? Perché l’economia tunisina è zoppicante.

Le attività europee e degli Stati Uniti in Medio Oriente non hanno lo scopo di proteggere le principali vittime del terrorismo, i cittadini dei paesi arabi, bensì europei, americani e russi. Gli arabi sono, quindi, destinati ad essere eterne vittime della storia moderna, manipolati e non padroni del proprio destino? Quanto sono determinati ad “eludere il fato” e a contrastare Daish? Ci sono buone ragioni per dubitare della loro serietà.

In primo luogo, essere semplicemente parte della coalizione anti-Daish è una soluzione rapida ad un problema che richiede cambiamenti strutturali. In secondo luogo, questa è anzitutto una guerra all’interno dell’islam: un conflitto di sunniti contro sciiti, ma anche una guerra da parte di estremisti sunniti contro i musulmani più moderati.

I leader, pur di restare al potere, fanno dichiarazioni che compiacciono i sostenitori occidentali o il pubblico nazionale. Tutti chiamano quello che fanno “lotta contro il terrorismo.” Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Approcci inadeguati e falsi per sconfiggere Daish, priorità alla sicurezza sulle riforme strutturali, esagerazioni per rassicurare una popolazione spaventata o per tenerla buona dietro a un leader paranoico, paralizzato. Questa è per me l’ipocrisia del terrorismo. Dobbiamo agire diversamente. Dobbiamo fare meglio.

Victor Argo (pseudonimo) lavora negli alti ranghi di un ministero della difesa europeo.

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