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L’inviato che la coinvolto Assad e Baghdad

Di Tariq Alhomayed. Al-Sharq Al-Awsat (17/07/2012). Traduzione di Cristina Gulfi

La diserzione dell’ambasciatore siriano in Iraq non è stato solo uno schiaffo al tiranno di Damasco ma anche un duro colpo per il governo di Nuri al-Maliki, specie alla luce della sua celebre dichiarazione: “È passato un anno e il regime non è caduto, e non cadrà, e perché mai dovrebbe cadere?”.

Dopo la sua diserzione, Nawaf al-Fares, in un’intervista al Sunday Telegraph, ha rivelato che il regime di Assad inviava terroristi in Iraq, dove conduceva operazioni terroristiche. È assurdo che al-Fares ammetta di aver sorvegliato tutto ciò quando era governatore di Deir al-Zour, dietro ordine del regime di Assad alleato con al-Qaeda! Com’è ovvio, il governo iracheno è risultato confuso da tale dichiarazione, soprattutto perché al-Maliki è stato un accanito difensore di Assad. Ali al-Moussawi, consigliere del Primo Ministro, ha risposto dicendo: “Seguiremo Nawaf al-Fares con tutti i mezzi possibili poiché ha segretamente favorito l’ingresso di criminali terroristi in Iraq”.

Questa risposta ha dell’incredibile e merita alcune domande. La prima è: bisognava aspettare le rivelazioni dell’ambasciatore dissidente perché il governo iracheno venisse a conoscenza di questi fatti? In secondo luogo, è concepibile che intenda perseguire solo al-Fares piuttosto che prendere una posizione ferma contro Assad? Addirittura, il governo iracheno sta cercando di calmare la situazione e di mostrare una certa neutralità nei confronti del regime siriano, ricorrendo ad affermazioni a dir poco ridicole sulla necessità di una soluzione pacifica ed escludendo l’opzione militare.

È chiaro che le rivelazioni di al-Fares costituiscono un problema non solo per Assad, ma anche per l’attuale governo di Baghdad, accecato dal settarismo e dall’influenza iraniana. L’Iraq si rifiuta di schierarsi dalla parte del popolo siriano contro Assad, il quale ha contribuito in modo significativo all’instabilità del paese per quasi 8 anni.

Ad ogni modo, la diserzione di al-Fares apre le porte ad ulteriori divisioni all’interno del corpo diplomatico siriano, a beneficio della rivoluzione. Immaginiamo cosa accadrebbe se disertasse anche l’ambasciatore in Libano! Ma soprattutto, se Assad cadesse, la nostra regione, in primo luogo la Siria, sarebbe libera da un regime sanguinario e criminale, che ha afflitto il Medio Oriente negli ultimi 40 anni!